25/09/2024 di Alessia Battini

Deriva gender senza limiti. Ora ci si può auto-percepire come un animale, succede in una scuola

Il Daily Mail ha riportato nei giorni scorsi il caso di un bambino che in una scuola scozzese ha dichiarato di identificarsi in un lupo. Quello che sembrerebbe uno scherzo o un’invenzione fantasiosa di una mente infantile, è in realtà un fenomeno che sta prendendo sempre più piede, con altri casi documentati di bambini che si identificano in uccelli, volpi, serpenti, ma anche draghi e dinosauri. La chiamano, udite udite, “disforia di specie”, che purtroppo rischia di essere assecondata anche dai docenti, come nel caso del bambino scozzese.

Nonostante sembri una notizia surreale, queste follie sono diventate realtà, e non è così strano considerando che nelle scuole, ormai da diversi anni, si convincono i bambini che sono liberi di identificarsi in qualcosa di diverso da ciò che effettivamente sono. E la situazione continua a peggiorare e nulla vieta che queste derive ideologiche e questi veri e propri “plagi” della mente dei bambini possano presto arrivare anche in Italia.

Nel nostro Paese, infatti, abbiamo già sentito parlare della Carriera Alias, un progetto messo in atto in alcune scuole superiori che permetterebbe agli studenti di identificarsi in un genere diverso dal proprio e di cambiare il proprio nome all’interno delle mura scolastiche: una vera e propria transizione sociale, fondata sulla semplice dichiarazione di un adolescente che sta affrontando un momento delicato e complesso del suo percorso di crescita, spesso senza che i genitori ne vengano messi a conoscenza. Ma sono anche tanti i progetti messi in atto nelle scuole italiane, il più delle volte rivolti ai più piccoli, condotti da sedicenti “esperti” che – nelle scuole di ogni ordine e grado – affrontano i temi dell’identificazione di genere, della differenza tra il sesso biologico e il genere in cui ci si riconosce e del superamento degli stereotipi di genere. L’obiettivo, lo sappiamo fin troppo bene, è infatti quello di convincere i bambini che anche se sono nati maschi possono essere femmine o viceversa, semplicemente sulla base della loro mera volontà.

Viene dunque naturale chiedersi, alla luce di tutto ciò, quanto tempo potrà mai passare prima che da queste derive si passi alle altre che già si stanno sperimentando, appunto, in Scozia. Quanto tempo passerà, dunque, prima che un bambino di una scuola italiano deciderà – e verrà accontentato – di sentirsi un elefante o un koala o una volpe o chissà quale altre diavoleria?

Il punto centrale del problema, però, è a monte. E’ la diffusa cultura della fluidità sessuale e dell’indifferentismo sessuale, che viene letteralmente inculcata nella mente dei più giovani e le conseguenze sono, appunto, queste.

Come se non bastasse, inoltre, chi dovrebbe stare dalla parte di bambini e genitori non fa altro che remare contro, anzi, propagandare proprio tutta questa follia. Stiamo parlano dell’Unione Europea, che dovrebbe prendere atto di questa emergenza e cercare di arginarla, invece sembra che il suo scopo sia proprio l’opposto. Solo due anni fa il Consiglio d’Europa ha chiesto agli Stati di rimuovere gli ostacoli burocratici previsti per la transizione di genere dei minori, mentre nel 2020 è stata approvata la LGBTQ+ Equality Strategy 2020-2025, che mira nel corso di 5 anni a combattere le discriminazioni che ancora esistono nel territorio europeo nei confronti di persone appartenenti alla comunità LGBT. Molto più recenti, invece, sono i casi del progetto “Dragtivism Jr.” per indottrinare i bambini a diventare veri e propri attivisti gender e Drag Queen e tanti altri progetti Lgbtqia+ finanziati con centinaia di migliaia di euro.

Ciò che viene interpretato come discriminazione in questi contesti però, è di fatto la volontà di gestire questioni così delicate nel modo più corretto possibile: una persona adulta fa le sue scelte e si assume le sue responsabilità, ma bambini e ragazzini hanno bisogno di essere aiutati, non assecondati. Ricercare le cause di una scelta di questo tipo e provare ad affrontarle con l’ausilio di un’assistenza psicologica adeguata non significa porre degli ostacoli alla libertà di auto-identificarsi del ragazzo, ma significa prevenire un enorme rimpianto futuro per una decisione spesso irreversibile come quella della transizione ormonale e chirurgica, che non deve essere presa in modo leggero e superficiale.

Per questo occorre impedire il progredire di questa ideologia, che è deleteria soprattutto per i bambini che nelle scuole vengono bombardati di informazioni che li confondono terribilmente, arrivando al punto di convincerli che se vogliono essere lupi sono liberi di esserlo e di esprimersi come tali.

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.