Isabella Albertini, classe 1969, avvocato cassazionista presso il Foro di Reggio Emilia, è candidata per la carica di consigliere regionale in Emilia-Romagna tra le fila della Lega (pur essendo indipendente), nella circoscrizione di Bologna. Dopo la Maturità Classica e la Laurea in Giurisprudenza a Parma e l’abilitazione alla professione, è stata Socio fondatore della Sezione di Reggio Emilia dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani; Presidente della Sezione di Reggio Emilia dell’A.i.g.a. (Associazione Italiana Giovani Avvocati), Consigliere membro della Camera Arbitrale della CCIAA di Reggio Emilia e Rappresentante Ordine Avvocati Reggio Emilia al tavolo di studio “SOS Legalità” coordinato da CCIAA e Associazione Libera ad oggetto imprese e beni confiscati alle Mafie.
I temi, i valori e i princìpi espressi nel Manifesto di Pro Vita & Famiglia sono da molti considerati divisivi e “politicamente scorretti”. Perché ha deciso di sottoscrivere il Manifesto e che ruolo hanno questi valori nella sua vita ed esperienza politica?
«Come Italiana, e come giurista assisto da decenni a una deriva ideologica improntata alla negazione dei valori cristiani, dei valori dell’umanesimo che ne sono figli, del valore vita in quanto tale; ma ribaltare la logica naturale delle cose è essa sì una operazione gravemente mistificatoria. La nostra Costituzione riconosce la famiglia come il nucleo sociale primario e la famiglia naturale si impone come realtà a chiunque abbia onestà intellettuale, e non comprendo, se non in un’ottica di propaganda politica, la volontà di negarlo».
In che modo, nella sua passata esperienza personale, professionale o politica, lei ha già avuto modo di spendersi concretamente per i valori e princìpi espressi nel Manifesto?
«Partecipo a iniziative di difesa dei valori della vita, contro l’aborto, contro l’eutanasia e ho contestato anche la ideologia gender o LGBTQIA+, difendo pubblicamente anche sui Social Media queste posizioni, ho preso parte alle manifestazioni che chiedevano verità per l’inchiesta dei Servizi Sociali a Bibbiano. Ho partecipato a seminari per la predisposizione di ricorsi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e ho constatato che tali istituzioni sono prevalentemente frequentate da professionisti delle lobbies globaliste Left friendly e che rischiano di esserne egemonizzate e strumentalizzate».
Scelga un punto del Manifesto sottoscritto che riterrebbe prioritario affrontare se eletto o rieletto e ci spieghi che cosa proporrebbe, concretamente, per dargli attuazione politica e legislativa.
«Sono tutti punti importanti, indico il n. 1 vista l’urgenza di contrastare il ricorso all’aborto farmacologico a domicilio di recente decretato dalla Giunta regionale dell’Emilia Romagna volto a comprimere gli spazi di dialogo e miglior riflessione che dovrebbero essere garantiti nei Consultori».
Cosa pensa sia fondamentale fare, se verrà eletto, nei prossimi cinque anni, per dare attuazione alle politiche e ai princìpi espressi nel Manifesto?
«Dopo quanto già espresso sopra mi occuperò molto di Scuola e cercherò di contrastare e sradicare i progetti ideologici che purtroppo in questi anni hanno avuto come motore le stesse Istituzioni nelle quali chiedo di essere eletta. Sarà altrettanto importante promuovere programmi educativi che difendano e incoraggino il senso critico dei ragazzi, per difenderli anche negli ambiti esterni alla scuola da tentativi costanti di manipolazione. Valorizzare il contributo delle scuole paritarie e assicurare il rispetto della libertà educativa genitoriale che è un diritto naturale».
Oltre ai valori e princìpi espressi nel Manifesto sottoscritto, su quali specifiche sfide, misure e iniziative ritiene in assoluto più urgente concentrarsi in ambito locale?
«La mia posizione contesta che il frutto del lavoro e dell’ingegno della nostra popolazione debba essere ricondotto alle provvidenze del potere politico, che ci comanda da ben prima della nascita dell’ente regione. Questo potere partitocratico ormai decrepito, caso unico in Europa per assenza di alternanza, risulta incapace di rispondere alle necessità di una regione naturalmente proiettata verso i livelli continentali europei. Gli eventi di questi giorni ci mostrano che questo potere non garantisce alcuna sicurezza del territorio, dai quartieri alle strade e ai posti di lavoro, ma difende solo le proprie posizioni di sistema. Pertanto non è più differibile un radicale cambiamento nel governo della nostra terra, del rapporto tra le sue istituzioni e i suoi abitanti: nel 2024 non è più accettabile si riduca a un rapporto di sudditanza verso l’apparato di un partito con le sue derivazioni economiche. Sappiamo che questo sistema economico derivato è in larga parte imploso nell’ultimo decennio con il crack delle grandi cooperative del cemento. Appare nondimeno ancora radicato perché affonda radici nella evocativa locuzione “Ceto medio e Emilia rossa”, che consiste nell’includere nel sistema ogni elemento utile a perpetuare il proprio potere.Una Emilia-Romagna alternativa a quella della sinistra sarà una regione senza un’egemonia di partito: questo dovrà tradursi concretamente in una burocrazia delle istituzioni realmente imparziale, e in una reale concorrenza nell’affidamento dei servizi. La spesa sanitaria sarà oggetto di attento studio volto a garantire la qualità e tempestività del servizio evitando i molti sprechi nell’approvvigionamento dei farmaci, dei dispositivi medici e soprattutto nei profili meno tecnici delle dirigenze amministrative, favorendo una concreta sinergia con le eccellenze dell’offerta privata in convenzione, da studiare come modello sostenibile anche per il settore pubblico. Si dovrà rimediare alla costante discriminazione socio-politica delle aree montane già trascurate in passato e sempre inascoltate nelle proprie legittime istanze di sicurezza, di accessibilità viaria, di salute, di servizi primari; la stessa logica di manutenzione andrà applicata al territorio, oggi soggetto a dissesto idrogeologico, coinvolgendo il mondo agricolo da sempre impegnato nel contrasto al rischio meteorico e alluvionale. Ribadisco che difenderò la nostra gente anche in quegli spazi di libertà ingiustamente negati durante la pandemia e ora minacciati da ideologie climatiche e da guerre contrarie agli interessi della nostra Patria».