Nicolas Vacchi, imolese, nato nel 1993, svolge la professione di Avvocato in materie di diritto civile e penale ed è candidato a consigliere regionale dell’Emilia-Romagna con Fratelli d’Italia. Impegnato in politica sin dal 2013, Consigliere comunale a Imola dal 2016, Vicepresidente del consiglio comunale di Imola dal 2020 dove riveste anche il ruolo di capogruppo per Fratelli d'Italia, viene eletto Consigliere della città metropolitana di Bologna nell'aprile del 2024. È Vicecoordinatore provinciale di Fratelli d'Italia con delega al coordinamento dei comuni del Circondario Imolese.nImpegnato nel mondo Cattolico, dove da sempre e a tutt’oggi svolge il servizio di catechista e di ministrante nella propria comunità parrocchiale, curando in particolare l’evangelizzazione di un gruppo giovani, ispirandosi agli insegnamenti di Don Bosco, ed è impegnato altresì nel sociale, dove ha ricoperto incarichi locali, distrettuali e nazionali da dirigente ed eletto di una associazione filantropica.
I temi, i valori e i princìpi espressi nel Manifesto di Pro Vita & Famiglia sono da molti considerati divisivi e “politicamente scorretti”. Perché ha deciso di sottoscrivere il Manifesto e che ruolo hanno questi valori nella sua vita ed esperienza politica?
«Quando decisi di candidarmi per la prima volta avevo meno di vent’anni, per il mio Comune di Imola. L’intento era quello di mettermi al servizio della Comunità, perseguendo il Bene Comune, inteso -come ci insegna la Dottrina della Chiesa- l'insieme di quelle condizioni di vita sociale “che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente”. Ritenevo giusto dare il mio contributo, all’epoca da giovane studente di Giurisprudenza dopo oltre un decennio oggi da Avvocato, ma sempre da Cattolico, ad ogni aspetto del vivere sociale e politico, tutelando quei valori Cattolici a cui sono stato educato e combattendo quella che il Sommo Pontefice Benedetto XVI aveva definito “dittatura del relativismo”, che rischia di insinuarsi nella società, ad ogni livello dal più piccolo degli Enti locali ai grandi Parlamenti. Credevo e credo che chi si impegna in nell’amministrazione della Cosa Pubblica e si definisca cattolico debba portare avanti i propri valori, per diffondere con le parole e per difendere con gli atti i beni più preziosi a fondamento dalla comunità: la famiglia, la vita dall’inizio alla fine naturale della stessa, ad una educazione ordinata delle giovani generazioni».
In che modo, nella sua passata esperienza personale, professionale o politica, lei ha già avuto modo di spendersi concretamente per i valori e princìpi espressi nel Manifesto?
«In due mandati consiliari, fra le centinaia di documenti presentati, ho svolto moltissime proposte che hanno assunto la natura di Ordini del Giorno, Emendamenti o Mozioni specie in riferimento ai documenti finanziari dell’Ente (Bilancio e Documento Unico di Programmazione) in cui presentavo richieste a tutela delle famiglie imolese, tramite allocazione di risorse aggiuntive, in cui depositavo istanze in cui richiedevo più risorse a favore di politiche sociali che rispondessero alle reali necessità della comunità. Ho contribuito alla redazione di programmi elettorali per le elezioni amministrative dove vi fossero progetti a supporto della natalità, della famiglia, dei soggetti fragili. Ho preso posizione contro la registrazione da parte dell’allora sindaco di Imola, che intese registrare il primo figlio minore a una coppia omosessuale, ritenendo che, pur nel rispetto delle persone, dovessero contemplarsi il rispetto della legge e dei diritti dei minori, oltre ogni capriccio ideologico, appoggiando interrogazioni parlamentari in tal senso. Inoltre, fra le numerose battaglie, intendo ricordare quella inerente la mia personale vigilanza politica sulle manifestazioni del Pride a Imola svoltesi in varie occasioni dal 2018 al 2024. Fermo restando il rispetto per i diritti e le singole persone, non posso esimermi da una dichiarazione sulla manifestazione “Rivolta Gaya” tenutasi a Imola: nell'estate del 2018 passava per la prima volta nelle strade di Imola la manifestazione denominata Rivolta Gaya, un corteo in versione Pride. Per restituire un dato storico, referenti di rivolta Gaya ad Imola pubblicarono a suo tempo delle mie immagini, prese da una commedia teatrale in oratorio parrocchiale di oltre dieci anni fa. Il tutto, forse a loro dire, per "scherzare" o forse meglio denigrare la mia posizione politica sulla loro manifestazione. Tali atteggiamenti nulla hanno a che vedere con la tutela dei diritti di tutti. l resoconto degli scorsi anni non è dei migliori, se si prende ad esempio il 2018 questo fu caratterizzato da: linguaggio osceno, bestemmie, insulti alle forze dell’ordine e a partiti e a persone che non condividono il pensiero dei partecipanti. Fui la prima persona a Imola a denunciare questa situazione come non accettabile. Continuerò a farlo senza paura, se la manifestazione scadrà nella mancanza di rispetto od in eventuali violazioni delle norme. Come capogruppo di Fratelli d'Italia a Imola ho dichiarato di guardare con rispetto e sensibilità alle istanze dei raggruppamenti del mondo cattolico ma anche al mondo laico che non accettano di esser vilipesi dalle ingiuriose grida degli scorsi anni a Imola o delle recenti edizioni in tutta Italia. Il monito è che non si ripeta una manifestazione similmente offensiva nelle nostre comunità. Non c’è libertà dove si viola il diritto di qualcun altro. Ho ausiliato eletti di altri organi a redigere atti, risoluzioni, interrogazioni e fascicoli per vigilare sull’IVG nella Regione Emilia Romagna e sulla Pillola RU486. Altre posizioni pubbliche e proposte sono state da me formulate a sostegno dei valori non negoziabili, a tutela della vita umana, della famiglia naturale, della libertà di educazione del consorzio familiare»
Scelga un punto del Manifesto sottoscritto che riterrebbe prioritario affrontare se eletto o rieletto e ci spieghi che cosa proporrebbe, concretamente, per dargli attuazione politica e legislativa.
«Non è una risposta di circostanza: affermo che ogni punto del manifesto politico valoriale di “Pro Vita e Famiglia” è di fondamentale importanza. Bisogna evitare che le Regioni, specie l’Emilia-Romagna, tendano a “legiferare”, non avendone competenza, in materie legate al “fine vita” e all’eutanasia: su questo prometto massima battaglia. Il 12 aprile 2024 la presidenza del Consiglio dei ministri a guida Giorgia Meloni ed il ministero della Salute hanno depositato al TAR Emilia-Romagna il ricorso contro la Regione Emilia Romagna - Direzione sanitaria Salute della persona, per chiedere l’annullamento delle Delibere di Giunta Regionale che dava attuazione al suicidio medicalmente assistito in Emilia-Romagna. Su questo bisogna continuare a combattere, per evitare che organismi non competenti inizino a legiferare per motivi politici od ideologici su materie che non gli spettano. Il tutto finalizzato a una reale tutela della vita dal concepimento alla morte naturale. Anche nel Consiglio Regionale, parlamento “locale” costituzionalmente rilevante, la mia attività si concentrerà anche per sostenere il Governo Nazionale nell’investimento per sostenere la natalità, favorendo e sostenendola con risorse economiche a tutti i livelli istituzionali, e combattendo l'utero in affitto, pratica disumana. La maternità surrogata riduce la vita umana a merce di scambio».
Cosa pensa sia fondamentale fare, se verrà eletto, nei prossimi cinque anni, per dare attuazione alle politiche e ai princìpi espressi nel Manifesto?
«Anzitutto sostenere la famiglia come consorzio sociale di base: questo dovrà significare, come è scritto nel nostro programma elettorale, garantire alle famiglie specie quelle ove lavorano madre e padre un accesso ai servizi o ai beni proporzionalmente maggiore; vincolare gli aiuti sociali, di qualunque tipologia, alla sottoscrizione, presso i centri per l’impego, della immediata disponibilità al lavoro per tutti i componenti del nucleo familiare in condizioni di lavorare, al fine di condurre l’intero nucleo familiare verso l’uscita dalla situazione di bisogno. L’educazione dei figli deve tornare “in mano” alle famiglie: bisogna dare piena esecuzione e aumentare la sensibilizzazione su strumenti come il consenso informato preventivo circa i progetti formativi nelle scuole, combattendo fermamente le cd. teorie del gender».
Oltre ai valori e princìpi espressi nel Manifesto sottoscritto, su quali specifiche sfide, misure e iniziative ritiene in assoluto più urgente concentrarsi in ambito locale?
«Occorre avere speciali riguardo anche a quei soggetti fragili e alle disabilità presenti nelle nostre comunità e nelle nostre famiglie, per far questo è necessario prevedere il potenziamento di misure relative alle politiche sociali. Avere riguardo degli anziani dando loro la possibilità di usufruire di servizi gratuiti ed agevolati in ogni settore. Sensibilizzare l'intera comunità al tema delle famiglie affidatarie, e all'istituto dell'affido familiare per incrementare il numero di nuclei disponibili ad accogliere i minori. Investire sulla formazione scolastica e professionale e su forme di educazione civica mirata al proseguimento del Bene comune, anche a tutela dei nostri valori tradizionali. Avere riguardo di favorire percorsi di reale integrazione, fatta non solo a parole o con mezzi non efficaci, di cui è testimonianza l'azione politica della sinistra, promuovendo l'adozione di tutti gli strumenti ed i presupposti normativi in tal senso. E’ urgente, in sintesi, anche al fine di una attuazione dei sei punti del manifesto valoriale sottoscritto, agire in maniera significativa sul welfare e sulle politiche inerenti i servizi alla persona ed alla comunità della nostra Regione».