Giovedì scorso, il deputato americano Chris Smith, da sempre protagonista nella lotta per la tutela dei diritti umani, ha condannato pubblicamente il "genocidio demografico" da parte del governo comunista cinese contro le minoranze etniche, come per esempio gli Uighuri dello Xinjiang. Contestualmente Smith ha rinnovato la sua richiesta al Comitato Olimpico Internazionale di respingere la candidatura della Cina per le Olimpiadi invernali del 2022 .
I Cinesi praticano «genocidio e violenza raccapricciante contro le donne», ha affermato Smith, il quale ha anche firmato una lettera bipartisan con altri 78 membri della Camera e del Senato per invocare dall'amministrazione Trump e dalla comunità internazionale adeguate sanzioni.
E non sono solo in ballo i diritti umani degli Uighuri, dei Tibetani, dei Kazaki e delle altre minoranze etniche cinesi.
I nostri media non danno alcun risalto a quello che sta accadendo a Hong Kong, dove il regime di Pechino ha soppresso d'un colpo ogni libertà dei cittadini, in palese violazione degli accordi presi quando gli Inglesi si sono ritirati dal loro protettorrato.
Sono encomiabili gli sforzi di Smith.
Non ci sorprenderebbe, però, che finisse come nel 2008, quando Pechino ha ospitato "brillantemente" le Olimpiadi, in barba alle denunce dei dissidenti e delle associazioni per i diritti umani.
E l'Onu? Beh, l'Onu e le sue agenzie non si interessano molto dei diritti umani, in Cina. Forse perché è uno degli Stati con diritto di veto che siede tra i membri permanenti del Consiglio di sicurezza?
Fonte: lifenews.com
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