21/02/2020

Rivit: un'impresa con l'intelligenza della mente, delle mani e del cuore

La Rivit è un'azienda vicentina, con 180 dipendenti, che da qurantaquattro anni è leader nella fornitura grandi tubature d'acciaio a clienti del calibro di Shell, Total, Snam, Agip, British Petroleum  e Aramco.

L'imprenditore che la dirige, Vinicio Bulla (nella foto, di Famiglia Cristiana), concede un bonus da 2.000 euro a ogni dipendente a cui nasce il secondogenito, 3.000 a chi fa il terzo figlio e poi rette del nido e della scuola materna pagate fino alla prima elementare.

«E per dimostrare che faccio sul serio, non sapendo se camperò da qui a sette anni, ho dato mandato alla mia banca di vincolare i fondi necessari» ha detto Bulla all'Avvenire del 18 febbraio scorso. È fermamente convinto che le politiche demografiche debbano essere una priorità per qualsiasi governo - e non gli si può certo dare torto, con i numeri sempre più preoccupanti che calcola l'Istat: con 1,3 figli per donna, siamo un Paese moribondo davvero. Il più vicino all'estinzione in Europa, lo ha detto anche Mattarella.  Invece, ai nostri politici manca la lungimiranza, sostiene giustamente l'imprenditore: sono tesi a guadagnare il consenso nell'immediato e non si adoperano a seminare per raccogliere in futuro. In Francia, per esempio, il tasso di natalità è risalito fino a 1,9 figli per donna: ma questo frutto è stato raccolto dopo un'azione politica che si svolge da decenni.

Vinicio Bulla crede che è dovere di ogni cittadino responsabile fare qualcosa per favorire la natalità. E ogni impresa che ne abbia la capacità, in particolare, può fare qualcosa. 

E così oggi ci sono 31 bambini, figli di dipendenti della Rivit, che godono del bonus in questione. In particolare, è molto tangibile per le tasche dei lavoratori il sostegno dato nella corresponsione delle rette degli asili  (un nido - pubblico - costa sui 400 Euro al mese a figlio, per due impiegati non ricchi, ma che abbiano una casa di proprietà).

«Ho la fortuna di essere a capo di un’azienda da oltre 50 anni ed è sempre andata bene. Fin dall’inizio avevo deciso che i ricavi prodotti in fabbrica rimanessero in fabbrica. Ma in fondo anche il patrimonio personale è frutto dell’impegno dei collaboratori, così ho deciso di condividerlo con loro. Fatti due conti, ho pensato di potermi impegnare per i prossimi sette anni in questa operazione necessaria»: è la scelta di un'impresa che oltre al profitto guarda al bene comune, al bene dell'umanità.

Ma perché lo fa? «Perché quando mi presenterò davanti al Padre Eterno l'Euro sarà fuori corso», ha detto con una risata al giornale La Difesa del Popolo, qualche tempo fa. Infatti Vinicio Bulla  è profondamente credente e profondamente convinto che anche il problema della denatalità non sia solo un problema economico, ma una questione culturale e valoriale: «Mi auguro davvero che l'apostasia strisciante che si respira anche qui da noi si fermi, che le parrocchie trovino il linguaggio giusto per trasmettere il messaggio cristiano e per offrire chiari riferimenti morali: sono convinto che lo sviluppo di una nazione passi anche da qui».

di Francesca Romana Poleggi 

 
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