«Il sindaco Tommasi dando la disponibilità a trascrivere i “figli di coppie dello stesso sesso” apre la strada all’utero in affitto, ovvero alla mercificazione del corpo delle donne, trattate come schiave, e dei bambini, considerati come prodotti da acquistare come in un supermercato. Le trascrizioni sono un ricatto politico, sono un “condono” sulla pelle dei bambini. Il Sindaco vorrebbe dare priorità ai capricci ideologici, a discapito dei veri diritti, quelli dei bambini. Accettare di trascrivere gli atti di nascita per “figli” di coppie gay serve solo a dare a un adulto il riconoscimento dello status di genitore, dunque non per dare un diritto ai minori ma per certificare un privilegio che gli adulti hanno avuto, letteralmente a tutti i costi, con l’utero in affitto. Inoltre, altrettanto grave, al Comune di Verona, è stato il recente ingresso di Famiglie Arcobaleno nella Consulta Comunale delle Famiglie. Si tratta di un’associazione che nel suo Statuto si impegna a “promuovere la diffusione di buone pratiche in merito ai percorsi di PMA e GPA”. Come fa una realtà che promuove l’utero in affitto ad essere in linea con la normativa che, invece, ne condanna anche la promozione con la Legge 40? Come fa ad essere inserita in una Consulta che dovrebbe tutelare proprio le famiglie, le mamme, i papà e i bambini, ma poi promuove una pratica che svilisce e sfrutta il corpo delle donne e usa i bambini come merce?». Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus.