Ormai da troppo tempo pende sulla nostra Penisola, come la spada di Damocle, l’inquietante problema del calo demografico, con le sue innumerevoli prospettive e conseguenze nefaste in termini di economia, politica, e migrazioni massicce, per colmare un vuoto numerico sempre più lontano dall’essere riempito. Parliamo infatti di cifre esorbitanti: negli ultimi 10 anni le nascite sono calate di 127 mila unità, nel 2008 sono nati oltre 576 mila bambini, che nel 2018 sono diventati 449 mila a fronte di 636 mila decessi. Non è una novità che l’Italia sia il Paese che si attesti in cima ai vari Stati industrializzati per il triste record della bassa natalità e per essere il primo, tra gli stati europei, nel quale il numero delle morti ha superato quello delle nascite. Al punto da essere ormai un caso studiato in tutto il mondo.
Eppure, come ci assicura Antonio Golini, professore di Demografia delle Università La Sapienza e Luiss, nonché autore, insieme al giornalista Marco Valerio Lo prete, del libro Italiani poca gente. Il Paese ai tempi del malessere demografico: «Il desiderio di maternità e di paternità non è diminuito, ma oggi ci si accontenta di avere uno, massimo due figli. Per mantenersi stabile la popolazione ha bisogno di due figli in media per coppia, affinché i due figli sostituiscano i genitori nel ciclo delle generazioni successive. Per avere in media due figli per coppia occorrerà che un certo numero di donne e coppie abbiano almeno quattro figli per compensare coloro che non ne avranno, e che un certo numero di coppie ne abbia tre per compensare quanti ne avranno uno solo».
Eppure oggi avere tre o quattro figli sembra davvero un’impresa impossibile, sia economica che psicologica e la cosa più drammatica è che la politica sembra non porsi nemmeno il problema, preoccupata da altre questioni che considera “emergenze”. Come sottolinea allarmato Golini, a causa del facile accesso ai metodi contraccettivi di cui ormai si fa uso e abuso, fare figli è diventata sempre meno un’opportunità contemplata dalle giovani coppie. Oggi è facile evitare le gravidanze ma questo ci ha portati a diventare il secondo paese più vecchio del mondo dopo il Giappone. Alla luce di tutto questo il professor Golini, che in passato è stato anche presidente ad interim dell’Istat, sostiene che «Occorrerebbe un mutamento grosso e importante a livello culturale che porti ad investire sulla famiglia. Servono infatti politiche tributarie favorevoli. In uno Stato senza giovani diminuisce anche la voglia e la forza di scommettere sul futuro». Insomma, dati alla mano, gli italiani tra due secoli rischiano seriamente di estinguersi, eppure di questa prospettiva reale e drammatica nessuno sembra rendersi conto né tanto meno preoccuparsi.
Manuela Antonacci