COMUNICATO STAMPA
Corte Costituzionale
Pro Vita & Famiglia: «Sentenze che chiedono di mettere “una pezza”. I minori rimangono vittime»
Roma, 9 marzo 2021
“Parola chiave: piena tutela dell’interesse del minore. Sembra più una scusa però. Il presunto vuoto legislativo creato sia dai casi maternità surrogata che da quelli di fecondazione eterologa, invece di interrogarci sugli errori che sono alla base di questi fenomeni, fa muovere i giudici a ‘mettere una pezza’ a qualcosa che è profondamente e radicalmente sbagliato” così Toni Brandi, presidente di Pro Vita e Famiglia onlus in relazione alle sentenze 32 e 33 della Corte Costituzionale su utero in affitto e fecondazione eterologa.
“La vera vittima, che rimarrà tale: il minore i cui diritti sono già stati calpestati ampiamente. I due pronunciamenti della Corte Costituzionale sembrano più un grimaldello che altro. Stesso principio, stesse conclusioni: serve una legge per garantire ai nati pieni diritti anche alla stabilità dei rapporti affettivi. Come se, nel caso dell’utero in affitto per esempio, alla coppia fosse interessato il legame affettivo, considerato che il bimbo viene strappato alla madre partoriente che potrebbe non essere la madre fecondante” ha proseguito il vice presidente Jacopo Coghe.
“Noi invece lavoriamo per una norma che inasprisca le pene per chi ricorre all’utero in affitto anche all’estero, in modo che siano davvero dissuasive e siano pienamente tutelati questi piccoli innocenti. Al contrario, i compratori di bambini non aspettavano altro che queste indicazioni fornite dalla Corte, le quali rischiano solo di incentivare al massimo l’acquisto di bambini all’estero tramite utero in affitto” ha concluso Brandi.