Roma, 28 settembre 2022
«Oggi è la cosiddetta Giornata internazionale per l'aborto libero, sicuro e gratuito. In realtà l’unica cosa “sicura” dell’aborto è che uccide un bambino innocente. Un dramma per la madre, ingannata da una legge che ha portato alla banalizzazione di un atto contro natura. Una madre a cui nessuno spiega le gravi complicanze psicologiche dell’aborto, in barba alla legge sul consenso informato. Una donna a cui nessuno spiega le possibili complicanze fisiche, che possono portare perfino alla morte. Ancora una volta l’ultima Relazione ministeriale, con i dati del 2020, scrive: “Nel nostro Paese il numero di morti materne la cui causa è in qualche maniera collegabile all’IVG è molto basso” (v. p. 55). E per l’ennesima volta ci chiediamo: che cosa vuol dire “basso”? Allora le donne morte ci sono. E perché il numero non viene riportato? E se anche fossero “poche”, sono donne morte che non contano? Alle donne incinte in difficoltà, oggi, nessuno (tranne il volontariato) offre un’alternativa all’aborto. Lo Stato le lascia sole: la legge 194 deresponsabilizza il padre e la società. Da 45 anni l’aborto non è una “scelta”, è una decisione disperata. Chiediamo al nuovo Governo di impegnarsi a far sì che nessuna madre si trovi costretta ad abortire perché spaventata o troppo povera per avere un figlio. Solo questo significa “sicurezza” per donne e bambini», così Francesca Romana Poleggi, membro del consiglio direttivo di Pro Vita & Famiglia.