Non è una buona notizia per il mondo né per la Cina il continuo inverno demografico che ha colpito il gigante asiatico da molti decenni e che pare non voglia fermarsi.
Il numero di nascite registrate in Cina è sceso per il quarto anno consecutivo, nonostante la nuova politica dei due figli della nazione. I dati del ministero della Pubblica sicurezza rilasciati questa settimana hanno mostrato che nel 2020 sono state registrate 10,04 milioni di nascite, un impressionante calo del 15% rispetto al 2019. Il rapporto tra i sessi era di 1,11 ragazzi per ogni ragazza, il che suggerisce che gli aborti selettivi a favore dei ragazzi si sta ancora verificando. Il rapporto sessuale naturale è di circa 1,06, vedremo se le proiezioni dei giorni scorsi saranno confermate dai dati ufficiali del prossimo mese di aprile.
Il numero di nascite registrate è tipicamente inferiore al numero effettivo di nascite, poiché alcuni genitori non registrano immediatamente i bambini, per paura di indagini ed ispezioni.
"La Cina è caduta in una trappola di bassa fertilità", ha scritto in un articolo della scorsa settimana Liang Jianzhang, professore di economia alla Guanghua School of Management dell'Università di Pechino. Non ci s ono speranze per una inversione di tendenza in atto, infatti
nell'ultimo mese, diverse città pubblicato dati che mostrano cali di natalità che vanno dal 9% a un vertiginoso 26%. "I nuovi dati aggiungono preoccupazioni per un'imminente crisi demografica. I tassi di natalità sono in calo in Cina dal 2016, con il paese che nel 2019 ha registrato il suo tasso di natalità più basso, 10,5 neonati per 1.000 persone, dalla fondazione della Repubblica Popolare oltre 70 anni fa".
Finché le nascite non saranno incoraggiate vigorosamente dalle politiche del governo, il numero di nascite continuerà a diminuire e la popolazione invecchierà profondamente, la produzione di scala dell'economia cinese continuerà a ridursi, la Cina perderà il suo vantaggio di mantenere una gamma completa di tutte le industrie, vedrà un calo del reddito pro capite e un declino della forza nazionale. Una buona notizia ed una prima azione che favorisce indirettamente la natalità è però stata presa dal Governo recentemente in materia di stabilità matrimoniale. La nuova legge sul divorzio, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2021, rende obbligatorio un periodo di riflessione di 30 giorni. Il periodo di riflessione non si applica se uno dei coniugi chiede il divorzio in seguito a violenza domestica. Il tasso di divorzio in Cina è aumentato costantemente dal 2003, l’anno scorso circa 4,15 milioni di coppie cinesi hanno sciolto il matrimonio, bastava sinora un accordo tra gli sposi senza andare in tribunale. Una misura che possiamo considerare in occidente ‘timida’, ma sarà una vera rivoluzione che ha lo scopo di frenare la dissoluzione dei matrimoni, della coesione sociale ed, in ultima analisi, valorizzare la crescita demografica. Ben altre misure saranno necessarie in futuro, tuttavia è bene prender nota di questi primi passi positivi.