A forza di leggere e di sentire che abbiamo superato la soglia degli 8 miliardi di persone, molti credono davvero, magari spaventati dall’eco-terrorismo green, che il pianeta sia a rischio di sovrappopolazione, e che le risorse disponibili sarebbero agli sgoccioli.
Ma questa risibile sciocchezza diviene una sorta di millantato allarme se la si confronta con la situazione della nostra Italia. La quale, secondo tutti i calcoli statistici, è immersa già da tempo in un pericoloso declino della popolazione detto anche “inverno demografico”. Come fare però per ribaltare un trend che ogni anni segna nuovi picchi in negativo?
Un’idea recente porta un nome significativo: il Progetto Adamo. A idearlo la nota azienda Plasmon, che ha diffuso un Manifesto valoriale sia ecologico che umanista, comissionando anche una nuova ricerca demografica, condotta da “Community Research & Analysis” sotto la direzione di Daniele Marini (Università di Padova), su un campione rappresentativo della popolazione nazionale.
I risultati confermano i dati già noti. Ovvero che a fronte delle nascite minime avutesi nel 2021 (400.249), il 25% in meno del 2011, molti italiani vorrebbero diventare genitori, ma ne hanno paura. C’è soprattutto il timore della perdita o del ridimensionamento del lavoro (60,2%), associato spesso alla carenza dei servizi (55,1%). Significativo e ottimistico resta il fatto che, anche chi ha già dei figli, ne vorrebbe ancora (34,3% di coloro che sono già padre o madre).
E la medesima società italiana di alimentazione, assieme alla Fondazione per la Natalità, ha ideato questo Progetto Adamo per «invertire il trend negativo della natalità» in Italia. Il Progetto intende «connettere i rappresentanti della sfera pubblica e di quella privata, così da agire concretamente con strumenti a supporto della genitorialità».
Alla base di tutto ci vuole però il rilancio culturale dell’ideale della famiglia, dopo i contraccolpi libertari del ’68 e la colpevolizzazione dei genitori mediante il concetto di “familismo amorale”. Oggi, i danni della solitudine esacerbata, specie nelle grandi metropoli, sono sotto gli occhi di tutti, E nessun collegamento virtuale potrà mai sostituire il valore morale e sociale di mettere al mondo ed educare un bambino.
Il nome biblico del Progetto deriva da un cortometraggio, proiettato a Milano alla presenza del ministro per la famiglia Eugenia Roccella, in cui compare un bambino di nome Adamo, «l’ultimo bambino nato in Italia», nel non lontanissimo 2050.
La Plasmon si vuole quindi adoperare per recuperare la natalità perduta valorizzando la «genitorialità in azienda», con aiuti e sostegni concreti ai dipendenti. E con «l’obiettivo di poter garantire a tutti, qualora lo desiderino, la possibilità di diventare genitori».
La stessa Roccella ha dichiarato alla presentazione del Progetto che «non si può pensare di contrastare la crisi demografica senza creare un ambiente lavorativo favorevole e accogliente per le donne».