È scioccante che il reparto di Ostetricia-Ginecologia dell’Ospedale di Urbino sia considerato “un faro” e una “eccellenza” per le modalità “efficienti” con cui, in collaborazione coi consultori locali, vengono soppresse vite nascenti con l’aborto chimico tramite pillola RU486. I consultori, secondo la stessa Legge 194, dovrebbero servire innanzitutto a rimuovere le cause anche socio-economiche che potrebbero indurre o costringere le donne ad abortire e a informarle pienamente sui rischi e i danni per la salute derivanti dall’aborto, che tramite RU486 sono statisticamente maggiori rispetto alla pratica chirurgica. Il parametro di “efficienza” di questi percorsi, e in particolare di un reparto di Ostetricia, dovrebbe essere, quindi, il numero delle donne aiutate a non abortire e non il numero di aborti procurati.
Così il Circolo Territoriale di Pro Vita & Famiglia delle Marche, commentando le parole del dottor Leone Condemi, direttore del Reparto - rilasciate ad un'emittente francese e riportate dal Resto del Carlino - in cui si vanta dei dati del 2024, non ancora definitivi, ma che si aggirano “sulle 120-130 interruzioni, di cui oltre la metà, tra il 60 e il 70%, per via farmacologica”