04/12/2020 di Luca Marcolivio

Ddl Zan, Bertolini (Comune Pontremoli): «Diciamo no all’indottrinamento dei giovani»

A poco a poco le mozioni contro il ddl Zan sull’omotransfobia iniziano a prendere piede in tutta Italia. Sebbene la maggior parte dei comuni che hanno preso posizione, lo hanno fatto votando a favore della controversa proposta di legge, non mancano amministrazioni che vanno nell’altra direzione. Dopo Verona, Pisa, Potenza, Foligno Ladispoli, anche Pontremoli si è schierata a favore della libertà d’educazione e d’espressione. Nel testo votato al consiglio comunale della località lunigiana, il sindaco e la giunta sono stati invitati a «manifestare presso il Parlamento della Repubblica italiana, ed in particolare il Senato della Repubblica, il proprio dissenso all’approvazione della proposta di legge», ritenuta «suscettibile di violare la libertà di pensiero, la libertà di parola, la libertà di opinione, la libertà di associazione, la libertà di stampa, la libertà di educazione, la libertà di insegnamento e la libertà religiosa». Al tempo stesso, sindaco e giunta vengono sollecitati a inoltrare la mozione «a tutti i parlamentari della Toscana, chiedendo, in particolare ai Senatori eletti, di attivarsi e di esprimersi, anche attraverso il proprio voto, affinché una tale proposta non diventi legge della Repubblica». Primo proponente dalla mozione è Patrizio Bertolini, presidente del Consiglio Comunale di Pontremoli, del gruppo consiliare di Fratelli d’Italia. A colloquio con Pro Vita & Famiglia, Bertolini ha illustrato i contenuti della sua proposta.

 

Presidente Bertolini, ritiene che la vostra mozione, nel suo piccolo, possa smuovere le acque in Senato al momento del voto sul ddl Zan?

«Non nutro grandi illusioni, comunque un testo simile è già stato approvato in altri comuni guidati dal centrodestra, tra cui Pisa, quindi il nostro capogruppo mi ha aiutato a presentarlo anche qua. La mozione è passata con la maggioranza di un solo voto, con l’astensione del sindaco e il voto contrario di tutta l’opposizione di centrosinistra. Purtroppo, questa dell’omotransfobia non è una tematica particolarmente sentita, spesso nemmeno tra gli eletti di centrodestra».

Il fatto che nel vostro Comune sia passata non è comunque un segnale incoraggiante?

«Nel ringraziare i miei colleghi in consiglio comunale, ho detto che il loro è stato un atto di coraggio. Non essere soggiogati al pensiero dominante fa sì che qualcuno si schieri contro questo tentativo di ridurre la cultura a “campi di rieducazione”. Quando in aula ho utilizzato il termine “campi di rieducazione”, sono stato parecchio attaccato dall’opposizione ma io ho pensato soprattutto a quei poveri ragazzi nelle scuole… Il ddl Zan è davvero un modo per indottrinare i giovani e instradarli a pensiero unico. A mio avviso, è molto pericoloso».

Non c’è, quindi, un’emergenza omofobia in Italia?

«Assolutamente no, nel mio intervento ho detto che l’emergenza più grave è quella dei cristiani perseguitati in vari luoghi del mondo e, in modo sottile, anche in Europa. I cittadini sono tutti uguali: perché una pena dovrebbe essere triplicata, se commessa contro omosessuali? Che dovremmo dire di chi commette violenze e abusi su bambini che poi rimarranno segnati a vita? Oltretutto, vedo un rischio di sdoganare la pedofilia, e questo è un tema che non viene mai trattato. Condannare chi non è d’accordo nel riconoscere alle coppie omosessuali la facoltà di fare figli con l’utero in affitto o chi afferma che la famiglia è composta da un papà e da una mamma, mi pare molto grave. L’Italia non è assolutamente un paese omofobo, anzi, mi pare che si esageri, piuttosto, nell’accusare chi esprime un’opinione o un pensiero “tradizionali”, che hanno fatto grandi il nostro Paese e l’Europa e che troviamo anche nella Bibbia e nel Vangelo. Vedo infatti dei rischi anche per molti sacerdoti che avranno la buona volontà di portare avanti i valori cristiani, com’è già successo in Spagna».

Chi sono invece i veri discriminati?

«In primo luogo, i bambini non nati ma anche i soggetti più deboli, disabili, anziani o con malattie neurologiche. I gay, che hanno loro rappresentanti nelle istituzioni politiche di mezzo mondo, non mi pare affatto che possano definirsi dei discriminati».

 

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