08/12/2020 di Luca Marcolivio

Ddl Zan, Lazzeri (Comune Ladispoli): «Mozione contro una legge liberticida»

Ladispoli è uno dei comuni che si sono pubblicamente schierati contro il ddl Zan. Una presa di posizione priva di effetti legali vincolanti ma che, se diventasse massiccia, potrebbe assumere un fortissimo valore simbolico, facendo così pressione sulle istituzioni nazionali.

Con una mozione votata dalla maggioranza di centrodestra, il Consiglio Comunale ha quindi impegnato il sindaco e la giunta a «farsi portavoce presso il Parlamento della Repubblica Italiana e presso la Presidenza della II Commissione Giustizia del Senato, del dissenso all’approvazione del disegno di legge n. 2005 […], suscettibile di violare la libertà di pensiero, la libertà di parola, la libertà di opinione, la libertà di associazione, la libertà di stampa, la libertà di educazione, la libertà di insegnamento e la libertà religiosa». Come spiegato a Pro Vita & Famiglia da Francesca Lazzeri, assessore alle attività produttive, al commercio e alla comunicazione del Comune di Ladispoli, questa mozione rappresenta il classico sassolino potenzialmente in grado di far inceppare il meccanismo perverso di una legge liberticida.

 

Assessore Lazzeri, concretamente cosa comporta l’impegno per il vostro sindaco a dissentire dal ddl Zan nelle sedi istituzionali?

«Purtroppo, è un impegno “solo” simbolico. A malincuore possiamo constatare che il nostro dissenso potrà concretizzarsi solo in una lettera da inviare al Parlamento. La duplice mozione presentata in consiglio comunale sia dal gruppo di Fratelli d’Italia che da quello della Lega – Salvini Premier è stata votata all’unanimità da un consiglio comunale anomalo. L’opposizione, infatti, nella massima assise civica del 3 novembre scorso era assente, quindi non è stato possibile fare alcun dibattito. Questo ha fatto sì che la mozione ovviamente passasse, ma non c’è stato quel confronto politico che avrebbe dovuto accompagnare il voto di una mozione così importante e che avrebbe fatto nascere polemiche utili alla discussione dell’argomento nei giorni seguenti sulle testate locali e sui social media. Ancora oggi molti nostri concittadini ignorano il contenuto di questa legge liberticida e questo è negativo, molto negativo».

Quali altri comuni hanno lanciato una mozione come la vostra? Lo ritiene un segnale incoraggiante?

«So con certezza che mozioni simili alla nostra sono arrivate alle forze del centrodestra di tutta Italia. La senatrice Isabella Rauti, ma anche il sindaco di Nerola, Sabina Granieri, si sono fatte promotrici di un vero e proprio tam tam tra gli amministratori per far sì che la questione non passasse sotto silenzio. Venerdì scorso proprio il coordinamento regionale di Fratelli d’Italia ha organizzato un webinar su questo argomento per “formare” gli amministratori di tutta la regione Lazio sul ddl Zan e la libertà di espressione. Mi sembra un fatto senza precedenti e di fondamentale importanza. Finalmente gli amministratori vengono chiamati dai Parlamentari ad una partecipazione che è necessaria, visto che i Comuni sono gli enti di prossimità. È un segnale incoraggiante, le battaglie vanno fatte sugli scranni della Camera e del Senato ma anche nei Comuni».

Nel testo mettete in luce i numeri molto bassi segnalati dall’OSCAD in fatto di reali episodi di omofobia: che sia un’emergenza creata ad arte è ormai alla luce del sole. Perché allora l’attuale maggioranza parlamentare si ostina a non vedere la realtà?

«La realtà la vedono benissimo, fanno finta di non vederla e fanno di tutto per darne una versione che vada a loro favore. Ce lo insegna la storia: certe forze politiche sono maestre nella manipolazione dei dati e della comunicazione. Motivo per cui la maggioranza parlamentare che malgoverna questo nostro Paese continua a presentare una realtà che non esiste, ma che ci viene spesso propinata anche nei tg nazionali. È evidente che la maggioranza parlamentare ha tutto l’interesse a votare leggi liberticide. La nostra missione è proprio quella di mettere i bastoni tra le ruote di questo meccanismo perverso. Basta un sassolino lanciato nel modo giusto e certi meccanismi possono anche iniziare ad incepparsi. Basti pensare alle manifestazioni del luglio scorso, alle veglie silenziose che si sono tenute in tutta Italia, da Nord a Sud, dove sono state coinvolte attivamente migliaia di persone, che hanno fatto un passaparola bisbigliato nei momenti dell’organizzazione, per poi scendere in piazza, in maniera civile e composta, per rivendicare un sacrosanto diritto. Non mi sembra poco, anzi!».

 

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