«La Carriera Alias è una procedura illegale e soprattutto pericolosa per il benessere psico fisico dei ragazzi, che può rafforzare nell’adolescente l’idea di essere “nato nel corpo sbagliato” e spingerlo a cambiare nome o addirittura al “cambio di sesso”, anche con bombardamenti ormonali e interventi chirurgici. Chi si prenderà la responsabilità di rischiare di cagionare a minori danni psicofisici traumatici e in alcuni casi irreversibili? E’ solo di qualche mese fa il caso della mamma Jessica Konen, che ha ottenuto un risarcimento di 100.000 dollari dalla scuola Buena Vista Middle School in California per i danni causati alla figlia Alice. Come lei sono decine, nel mondo, le cause legali in atto per motivi simili. O ancora, la denuncia di un gruppo internazionale di medici, psicologici e accademici contro l’appoggio mediatico a favore del cosiddetto - e pericolosissimo - “approccio affermativo”. E, chi si prenderà la responsabilità sulla “scelta” dell’uso dei bagni e degli spogliatoi? Cosa accadrà quando un ragazzo pretenderà, in base alla sua identità di genere autopercepita, di invadere gli spazi femminili? O viceversa? Adottare la cosiddetta carriera Alias è quindi di una gravità assoluta, come è accaduto già lo scorso giugno al Liceo Scientifico Statale "Enrico Fermi" di Padova, diretto dalla professoressa Tiziana Petruzzo. L’Alias è un provvedimento in aperto contrasto con le normative vigenti in campo amministrativo, civile e potenzialmente anche penale e viziato da incompetenza in quanto l’amministrazione scolastica non ha alcun potere di modificare il nome e l’identità sessuale di un individuo e potrebbe quindi commettere il reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art. 479 c.p.) o avallare quello di sostituzione di persona (art. 494 c.p.). La carriera alias è inoltre anacronistica se pensiamo che i paesi pionieri nella transizione di genere, come Gran Bretagna, Australia, Svizzera, Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Olanda e buona parte degli stati degli Usa stanno facendo marcia indietro sulla transizione di genere, addirittura chiudendo le cliniche come il Tavistock Center di Londra al centro di un pesante scandalo. Inoltre, un imponente studio danese, condotto nell’arco di 40 anni su oltre 6 milioni di persone, ha rivelato che, per quanto riguarda l’identità di genere, gli individui trans-identificati hanno tassi significativamente più elevati di tentativi di suicidio, di mortalità per suicidio, ma anche di mortalità non correlata al togliersi la vita rispetto agli individui non transgender e che non si identificano come tali. Proprio a causa dei danni causati agli adolescenti, le opinioni stanno cambiando anche in Canada e in America. Nel nostro Paese sono purtroppo oltre 300 le scuole che hanno adottato la Carriera Alias e, come Pro Vita & Famiglia, abbiamo diffidato quasi tutti questi Istituti, ricevendo in alcuni casi come risposta l’annullamento del Regolamento, segno che in certe realtà era stato adottato solo perché vittime di disinformazione e in buona fede. Chiediamo che il Governo, nell’interesse dei nostri bambini e adolescenti, blocchi una volta per tutte la Carriera Alias e le derive gender nelle scuole». Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus.
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