«Dopo la pillola anticoncezionale gratis anche per le minorenni e la sponsorizzazione della pillola abortiva RU486, il candidato Pd alla Regione Lazio D’Amato sta portando avanti una vera rivoluzione antropologica e ha trovato così l’ennesima spot elettorale su temi eticamente sensibili: procreazione medicalmente assistita per tutte, innalzando l’età fino a 46 anni. L'assessore alla Sanità ignora, pur di accaparrarsi gli ultimi voti, le pesanti e gravi conseguenze della procreazione medicalmente assistita, soprattutto in età avanzata? Non solo la produzione di embrioni congelati e la selezione genetica degli embrioni impiantati, non solo il fatto che la maggior parte di questi non riesce a sopravvivere, ma quando ce la fanno presentano un’alta incidenza dell’insorgenza di patologie, per non parlare - quando va a buon fine in età molto avanzata - delle conseguenze per un bambino neanche adolescente di avere come genitori due nonni. Guardando alla salute psicofisica delle donne è necessario ricordare l'alta percentuale di fallimenti, così come i numerosi aborti spontanei, con donne (e uomini) delusi e illusi: su oltre 18.000 cicli di inseminazione artificiale, ogni anno in Italia solo il 10% va a buon fine e soltanto nel 7% dei casi i bambini nascono vivi (fonte: Ministero Salute). È vergognoso che ancora una volta D’Amato sfrutti questi temi con superficialità per accaparrarsi gli ultimi voti. Se D'Amato proprio non riesce ad occuparsi solo del disbrigo degli affari correnti, in quanto assessore alla Sanità, si preoccupi, per fare un esempio, delle donne costrette a viaggiare da una provincia all’altra del Lazio per assicurarsi le fondamentali cure oncologiche, impossibili da avere in tutti gli ospedali della Regione. È meglio adoperarsi per salvare la vita di tutte le donne malate o illuderne alcune con procedure dannose e rischiose per la salute loro e dei loro figli?», così Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia Onlus.