Sembrerà banale, ma “il bene vince e il male perde”, anche nella genetica: gli esperimenti sugli embrioni con tre genitori si stanno rivelando fallimentari.
Viceversa la scelta di accettare il rispetto dei limiti etici nella ricerca porta molto spesso ad un inaspettato progresso scientifico.
Nell’ultimo numero della rivista Nature si ammette apertamente che la produzione in laboratorio di embrioni con tre genitori non può raggiungere gli obiettivi sperati, non può adempiere quelle promesse che il primo ministro britannico Gordon Brown nel 2008 aveva fatto per ottenere la legalizzazione della ricerca e degli esperimenti in tal senso.
Brown aveva detto che se si fosse potuto sostituire i mitocondri malati di un embrione con quelli di una donna sana, si sarebbero potute salvare e trasformare milioni di vite, nel futuro e nell’immediato salvare e migliorare la vita di migliaia di persone.
E così in UK si è cominciato legalmente a creare embrioni ibridi, figli di tre genitori, appunto: nei mitocondri (si veda la figura) infatti c’è il DNA di una persona, nel nucleo quello del padre e della madre biologici.
Da un punto di vista tecnico si realizza una sorta di clonazione riproduttiva umana: è molto comodo – ora – dire “c’eravamo sbagliati, i risultati sperati non si vedono” una volta ottenuta licenza legale di fare ciò che si desidera.
Buona parte della comunità scientifica aveva messo in guardia, a suo tempo, dicendo che gli esperimenti sugli embrioni di tre genitori sono pericolosi, non necessari e non etici .
Ora la nuova ricerca della New York Stem Cell Foundation (NYSCF), ha scoperto che in realtà il trasferimento dei mitocondri sani può causare una delle malattie che si intendevano curare, rendendo del tutto inutile, quindi, il trasferimento.
Inoltre, tale pratica modifica la linea germinale, con un impatto imprevedibile sulle generazioni future (le mutazioni genetiche possono covare anche parecchio tempo e poi rivelarsi diverse generazioni più in là).
Ma al di là dei successi e degli insuccessi pratici, la ricerca deve porsi sempre dei confini etici. Spesso le obiezioni etiche vengono considerate ostacoli all’innovazione, “oscurantismo” clericale e bigotto. Invece accade che queste obiezioni etiche stimolano l’ingegno dei ricercatori e, infine, portano a un vero, sano progresso.
Nel 2012, ad esempio, il premio Nobel, Shinya Yamanaka ha ottenuto grandi successi scientifici in un quadro etico. Il New York Times ha raccontato che alcuni anni prima, osservando un embrione al microscopio, il professore dell’Istituto di Scienze integrate Cell-Material presso l’Università di Kyoto improvvisamente ha capito che non c’era grande differenza tra quell’esserino sul vetrino e le sue figlie. Da allora ha deciso che non si poteva continuare a distruggere embrioni per fare ricerca: ci doveva essere un altro modo.
Yamanaka, infatti, dopo qualche anno, ha trovato un’alternativa alla ricerca sugli embrioni studiando le cellule staminali adulte, il che gli ha fatto vincere il premio Nobel.
Fonte: CMFblog
Francesca Romana Poleggi
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