E’ grave che una bambina di 11 anni sia tornata a casa da scuola, dopo una gita presso una biblioteca pubblica, con un libro che presentava contenuti a sfondo sessuale Lgbt, messo liberamente a disposizione di chiunque nella sezione per ragazzi, così come è grave che la madre, chiedendo spiegazioni alla biblioteca, abbia riferito di aver avuto, come risposta,“qui vige la libertà” e di voler censurare la biblioteca stessa. Questo caso, come molti altri, è indicativo del fenomeno preoccupante della sessualizzazione precoce dei bambini, e della facilità con cui ormai da molto tempo si scavalca il primato educativo della famiglia su temi sensibili negli ambienti pubblici e nei progetti scolastici, in particolare quando si tratta di indottrinamento gender. È inconcepibile che la scuola diventi un luogo dove la trasparenza del patto educativo coi genitori è sempre minacciata dall'infiltrazione di progetti ideologici. Forse la “libertà” di cui hanno parlato i responsabili della stessa biblioteca è la libertà di indottrinare e sessualizzare precocemente i nostri figli con idee Lgbt? È evidente come sia più che mai necessaria una legge sul consenso informato, che difenda la libertà educativa delle famiglie, come chiede Pro Vita & Famiglia con la Campagna “Mio Figlio No”, in particolare garantendo ai genitori di essere sempre informati su tutto ciò che accade a scuola, con i minimi dettagli, e di poter dare il consenso preventivo ai progetti che vengono svolti e al materiale che viene consigliato ai figli, sapendo anche chi andrà a insegnare cosa ai loro figli e potendo accedere ai relativi CV.
Così Francesco Perboni, referente regionale di Pro Vita & Famiglia onlus per l’Emilia-Romagna sul caso di una bambina undicenne bolognese che ha trovato un libro con disegni di effusioni omosessuali tra i testi per ragazzi.
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