Il 20 marzo scorso The Lancet, un’importante rivista scientifica inglese, ha pubblicato un report davvero preoccupante in cui documenta quanto sia sceso, stia scendendo e continuerà a scendere rapidamente il tasso di natalità in ogni nazione del mondo. Come dimostrato dal grafico pubblicato, pare che entro il 2040 tutti gli Stati ad eccezione dell’Africa, scenderanno sotto la soglia del tasso di natalità sostituiva: sostanzialmente, entro la fine di questo secolo, l’umanità starà scomparendo.
Il Tasso di fecondità totale, o tasso di natalità sostitutiva, è il numero medio di figli per donna, ovvero il rapporto tra il numero di nati vivi e l’ammontare medio annuo della popolazione femminile. Secondo la United Nations Populations Divisions un punteggio di 1.2 è il minimo accettabile per mantenere un livello costante di popolazione.
Lo studio mostra che il calo non è così recente come potremmo pensare: negli Stati Uniti e in Europa i tassi di natalità si sono dimezzati già a partire dal 1980, e pare che siano destinati a scendere ancora rispettivamente fino all’1 e all’1.3 entro il 2100. Anche l’Africa sub-sahariana scenderà sotto i livelli del tasso di natalità sostitutiva entro i prossimi 50 anni.
Inoltre, sembra che ci sarà un calo drastico delle famiglie tra i più ricchi, secondo il report infatti, le persone che in futuro continueranno ad avere figli saranno le più povere e quelle che hanno ricevuto una minore istruzione. Si prevede che nel 2100 i gruppi a reddito basso e medio-basso della Banca Mondiale messi insieme contribuiranno alla maggior parte della quota globale di nati vivi, pari al 77,4%.
Nello stesso studio viene documentato anche l’impatto del “Sustainable Educational Development Goals”, adottato dall’ONU nel 2015 con l’obiettivo di garantire l’istruzione gratuita ai bambini di tutto il mondo entro il 2030. Quello che sembrerebbe un progetto nobilissimo è però anche molto costoso, e per poter garantire istruzione gratuita e paritaria a tutti, i bambini non devono essere troppi: secondo le previsioni attuali, il tasso di natalità globale è destinato a scendere da una media di 1.83 a 1.65 nel 2050, scendendo ulteriormente a 1.56 entro il 2100.
Un ulteriore calo potrebbe verificarsi se “gli obiettivi riguardanti la contraccezione venissero raggiunti”, portando a un calo del tasso di natalità globale a 1.62, forse addirittura a 1.39, entro il 2050.
Abbiamo però ancora una speranza. Una colonna nel grafico, infatti, elenca i risultati delle politiche per la natalità: lo studio prevede che potrebbero portare il risultato vicino al tasso di natalità sostitutiva, se non superarlo. Lo schema mostra che il tasso salirebbe fino a 2.19 e 2.04 rispettivamente entro il 2050 e il 2100.
Il calo del tasso di natalità e la sua possibile inversione dimostrano chiaramente il potere della politica. A partire dagli anni ‘50, infatti, una serie di “diritti all’estinzione” sono stati promossi sotto varie etichette: contraccezione, aborto, identità sessuali sterili, propaganda anti-natalista, e ora iniezioni micidiali e con rischio di sterilizzazione, che sono stati mobilitati per disinnescare una bomba demografica che non è mai esplosa, e ora sono considerati virtù per la salvezza del pianeta.
L’ideologia femminista radicale, poi, ha intossicato le famiglie, rendendole delle prigioni dalle quali le donne devono essere liberate, per perseguire una carriera che non potrà mai dargli la stessa soddisfazione di diventare madre. Il risultato finale non è stato solo quello di liberare le donne dalla loro essenza, ma anche di renderle oggetti, da risistemare come bambole tramite la chirurgia plastica e il vestiario, e da imbottire di ormoni per soffocare la loro fertilità. Oggi questa riduzione sessualizzata delle donne a una parodia viene celebrata come una conquista, mentre sempre più ragazze, anche giovanissime, decidono di sterilizzarsi e mutilarsi nell’assenso generale. Queste sono solo alcune delle conseguenze del rimpiazzamento di ciò che è veramente giusto con dei presunti “diritti”.
In Francia, poi, la costituzione della Repubblica è stata cambiata per consacrare il “diritto” ad ammazzare il proprio figlio non ancora nato, per la prima volta nel mondo. Il presidente Emmanuel Macron ha celebrato questo momento con una dichiarazione di guerra ai bambini non ancora nati: “Questa storia non finisce qui, questo è solo l’inizio della lotta”, ha riferito in una dichiarazione l’8 marzo scorso. “Se la Francia è l’unico stato al mondo la cui costituzione difende esplicitamente il diritto ad abortire in qualsiasi circostanza, non ci fermeremo finché questo si realizzi ovunque nel mondo”, ha proseguito.
Macron ha poi promesso di combattere le “forze reazionarie” che accusa essere le artefici degli attacchi ai diritti di tutte le minoranze oppresse, ad eccezione ovviamente di tutti quei bambini nel grembo materno che non vede l’ora di sterminare: “Intraprenderemo questa battaglie nel nostro continente, nella nostra Europa, dove le forze reazionarie attaccano da sempre i diritti delle donne, così come i diritti delle minoranze e delle persone oppresse. Soffocano le nostre libertà”.
Mentre questo scempio prosegue in Francia, nel Regno Unito il parlamento potrebbe approvare il “diritto” di uccidere i bambini fino al momento della nascita. Un emendamento presentato al Criminal Justice Bill del Regno Unito dalla femminista Diana Johnson cerca infatti di depenalizzzare qualsiasi azione compiuta da una donna riguardante la sua gravidanza. La Johnson sta cercando di inserire la seguente clausola nella legge inglese: “Per gli scopi previsti dalle sezioni 58 e 59 dell’Offences Againts the Person Act del 1861 e l’Infant Life (Preservation) Act del 1929, non commette reato una donna per i comportamenti che tiene in relazione alla sua gravidanza”.
La Johnson, in precedenza, aveva già fallito un tentativo di depenalizzare l’aborto fino al momento della nascita, cercando di rimuovere l’attuale divieto di aborto dopo le 24 settimane. Il suo emendamento proposto nel novembre 2023 è stato ritirato. Eppure la campagna per il diritto di estinguerci continua senza sosta, con politici sempre più determinati ad accelerare un già precipitoso declino di nascite.
Nonostante la Corte Suprema degli Stati Uniti abbia ribaltato la sentenza Roe vs Wade, l’aborto è ancora permesso in 27 Stati, con ben 8 che lo permettono fino alla nascita, come il Minnesota, la California e lo stato di New York, che nonostante ciò hanno promesso di espandere ulteriormente l’accesso all’aborto in supporto ai “diritti riproduttivi”, ovvero il diritto (o il dovere?) di non riprodursi. Questi Stati stanno seguendo la stessa strategia che Edward Bernays ha usato nel 1929 per far fumare sigarette alle donne, quando le ha definite “Torce della libertà”. Dopo aver assunto delle modelle, Bernays le aveva fatte sfilare per la città di New York tutte con una sigaretta accesa tra le mani, presentandole come donne realizzate e convincendo le altre americane che iniziare a fumare sigarette le avrebbe rese forti e indipendenti quanto gli uomini. Quello che le donne scambiarono per un gesto di ribellione e di progresso, era in realtà una strategia di marketing per ampliare anche su di loro il mercato della vendita di sigarette e aumentare così i profitti. Oggi, questa strategia si può rivedere nel mercato dei contraccettivi ormonali e anche nel, triste, mercato che sta dietro gli aborti.
Ma la strategia del “dare potere alle donne” è spesso ripresa anche nelle organizzazioni mondiali, dalla NATO alle varie ONG, come le Open Society Foundations di George Soros. L’ONU stessa cita lo slogan come un obiettivo per la “crescita sostenibile”, anche se di “crescita” abbiamo visto che c’è molto poco, forse con il termine sostenibile voleva di fatto indicare una politica eliminazionista...
Ancora una volta associato alla retorica della liberazione, il diritto di estinguerci è stato promosso aggressivamente sotto la bandiera della libertà. Ma dove porta questa marcia per i diritti? La sua destinazione è la libertà dal valore della vita umana, e dal futuro stesso dell’umanità, oltre che dalla vera e ineguagliabile libertà della donna: quella di essere se stessa, di accogliere la propria femminilità e maternità, accettando la propria pienezza che è vita.