«Il caso di Sibilla Barbieri, l’attrice andata in Svizzera per ricorrere all’eutanasia, conferma, nelle dichiarazioni di chi l’ha aiutata o appoggiata, la volontà disumana dei Radicali che vogliono imporre allo Stato di fornire la morte alle persone. Non si tratta di semplice disobbedienza civile ma di un reato grave. Non entriamo nel dramma e nella malattia di Sibilla e delle sue sofferenze, ma Marco Cappato e Filomena Gallo, dell’associazione Luca Coscioni, stanno facendo una narrazione distorta e ideologica di quello che non è un diritto negato, perché non esiste un diritto di essere aiutati a suicidarsi. Anzi è l’opposto, la legge persegue chi istiga o aiuta a mettere fine alla propria vita e i cittadini non pagano le tasse per finanziare l’eutanasia. Lo Stato deve infatti stare accanto ai fragili, cercare in ogni modo di alleviare le sofferenze e non di eliminare il sofferente. Una società veramente civile non è quella proposta dai Radicali, dove la morte è di casa, un pericolo che abbiamo scampato con la mancata elezione di Cappato a senatore. Il Servizio Sanitario Nazionale offre le cure per una vita degna nella sofferenza e dovrebbe semmai fare di più su questa strada, investendo sugli Hospice, sull’assistenza ai familiari di chi sta male e su una corretta applicazione della legge 38/2010 sulle cure palliative». Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus.
06/11/2023 di Ufficio Stampa Pro Vita & Famiglia
Eutanasia. Pro Vita & Famiglia sul caso Sibilla: «Cari Radicali non esiste diritto a morte di Stato»
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