La cultura della morte mostra il suo risvolto utilitarista laddove è stata legalizzata l’eutanasia.
Da un lato, c’è la convenienza economica (i singoli e la collettività risparmiano tempo e denaro con l’eutanasia di vecchi, malati o disabili), dall’altro c’è la possibilità di “salvare molte vite” attraverso il prelievo (non sempre volontario) degli organi di coloro che sono sottoposti (volenti o nolenti: sfatiamo il mito dell’autodeterminazione) a eutanasia.
Anche in questo ambito, gli eventuali “paletti” posti dalle leggi non reggono: la prova provata è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere ciò che accade in Olanda, in Canada e in Belgio (dove addirittura si presume il consenso alla “donazione” degli organi da parte delle persone sottoposte a eutanasia). Ma – dicono alcuni – purtroppo la pratica è ancora relativamente rara.
Perciò, diversi medici belgi invitano la comunità scientifica a promuoverla. Essi sostengono in una recente lettera pubblicata sul JAMA, Journal of the American Medical Association che incoraggiare la donazione di organi di chi è sottoposto a eutanasia contribuirà a ridurre le liste d’attesa di chi aspetta un trapianto.
«Nel 2015, 1288 persone erano in lista d’attesa, in Belgio. Poiché circa il 10,1% di tutti i pazienti sottoposti a eutanasia può potenzialmente donare almeno un organo, avremmo avuto circa 684 organi disponibili per la donazione. Nel 2015, 260 reni da persone decedute sono stati trapiantati; se ad essi avessimo aggiunto i 400 i reni che potevano essere prelevati da pazienti sottoposti a eutanasia, il numero di reni disponibili per i trapianti sarebbe stato più che doppio»: come dire, insomma, “quanta carne sprecata!...”
Tuttavia, essi riconoscono che ci sono dei problemi da superare: quelli che vengono ammazzati con l’eutanasia di solito preferiscono morire a casa, invece per consentire il prelievo degli organi bisogna convincerli a recarsi in ospedale. Inoltre non tutti quelli cui viene somministrata l’eutanasia sono idonei alla donazione di organi: quelli troppo vecchi o i malati di cancro, per esempio, non vanno bene. Ma se l’eutanasia si diffonde tra i malati psichiatrici, magari giovani e forti, allora sì che le liste d’attesa per i trapianti si ridurrebbero in modo consistente!
Redazione
Fonte: BioEdge
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