Dal Corriere.it apprendiamo che in Parlamento abbiamo ben otto proposte di legge per introdurre l’“Educazione sentimentale o educazione di genere” nelle scuole, cioè l’indottrinamento gender dei nostri figli.
Progetti che saranno attuati nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.
La deputata di Sinistra Italiana Celeste Costantino – autrice di una delle proposte – ha detto al Corriere che ha preso spunto dalla ratifica della Convenzione di Istambul (convenzione del 2011 per prevenire e reprimere la violenza sulle donne, ma che introduce subdolamente il concetto di genere – in inglese “gender” – come «ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini» – art.3).
E infatti precisa: «Siamo davvero all’inizio, il percorso è ancora lungo, un dato però c’è: finalmente il Parlamento discuterà di “prevenzione” – e non soltanto di leggi punitive e securitarie – alla violenza maschile sulle donne, all’omofobia e al bullismo». Nobili e condivisibili intenti?
Veronica Tentori e Chiara Braga (PD) spiegano meglio: bisogna, «favorire una formazione che permetta a ogni studente di decidere e di costruire la propria identità, nella serena accettazione del proprio genere, e in modo da assumere una concezione della realtà che integri, la conoscenza e la valorizzazione etica della stessa».
Traduciamo: ogni studente deve poter costruire la propria identità partendo dall’accettazione del proprio genere, cioè deve poter scegliere tra i vari “LGBTQIA...”. Questo genere (che in effetti non si capisce bene se bisogna “sceglierlo” o “accettarlo”, ma che comunque prescinde dal sesso biologico, visto che è “genere”) bisogna conoscerlo e valorizzarlo: cioè ci vuole qualcuno che spieghi il lunghissimo acronimo (che noi interrompiamo alla “A” per motivi di spazio), in modo che il ragazzino delle medie possa capire che differenza c’è tra un “Bisessuale” e un “Intersessuale”, per esempio, e capire che è eticamente e moralmente tutto valido e da valorizzare.
Passeranno queste otto leggi, come è passata la legge sulle unioni civili?
Il MIUR, dal canto suo, non offre alcuna garanzia (anzi) del voler seriamente e concretamente tener fuori l’ideologia gender dai progetti educativi che la pubblica istruzione attua per i bambini e i ragazzi italiani. Se poi verranno varate leggi come queste avrà una scusa in più: la legge è legge, no?
Perciò siamo chiamati ancora una volta e più urgentemente alla vigilanza e alla protesta (e se il prossimo Parlamento sarà eletto con le regole “democratiche” che risulteranno dall’approvazione del prossimo referendum, otto leggi come queste passeranno in un batter d’occhio).
Abbiamo notato con piacere che, oltre ai nostri rappresentanti, alla manifestazione di protesta davanti al MIUR sabato scorso, c’erano più di 300 persone, tra genitori e nonni.
Ci ha scritto il Comitato Articolo 26, tra gli organizzatori della protesta: «Da una rapida ricerca in rete vi accorgerete che è rarissimo se non unico che ci siano i genitori a manifestare sotto le finestre del Ministero; di solito ci vanno i sindacati, gli insegnanti o gli studenti».
E quei genitori non erano lì per lo stipendio, «ma per il bene non espropriabile della libertà educativa». Chi ritiene che il diritto di libertà educativa dei genitori sia inalienabile, deve far sentire la sua voce.
Tocca a ciascuno di noi darsi da fare.
Intanto, firmiamo la petizione online al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che si trova su http://www.citizengo.org/…/35380-difendi-liberta-di-educare.
Redazione
DONA IL TUO IL 5×1000 A PROVITA! Compila il modulo 730, il CUD oppure il Modello Unico e nel riquadro “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale e delle associazioni di promozione sociale” indica il codice fiscale di ProVita: 94040860226. GRAZIE!