«Per Zaia l’apertura del Centro per il cambio di sesso è “scelta di civiltà” ma l’unica civiltà è stare accanto e accompagnare, con prudenza e pazienza, chi vive momenti drammatici e fragili, di paura e disorientamento. Troppo spesso questi Centri trattano soprattutto i giovani, con superficialità e fretta, proponendo loro il cambio di sesso come soluzione al disagio che stanno vivendo, sottovalutando l’irreversibilità di questa pratica come denunciato da molte testimonianza di de-transitioner (persone pentite della loro transizione). Un conto, infatti, è dover ottemperare a disposizioni nazionali, tutt’altra cosa è celebrare un presunto “diritto” che, nonostante sia riconosciuto come tale, contraddice la sessualità di noi esseri umani e vorrebbe far credere che è possibile “nascere nel corpo sbagliato”. Anche la letteratura scientifica internazionale mostra che non vi sono prove che - nel lungo termine - il cambio di sesso garantisca una salute piscofisica migliore di quella pre-transizione. Tutto questo, però, è purtroppo reso possibile dall’assurdità di aver il cambio di sesso compreso nei LEA, quando invece altri interventi rilevanti per malattie gravi, come la riabilitazione oncologica, non sono compresi. Non è questa la sanità che vogliamo in Veneto e in Italia». Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus.
09/03/2023 di Ufficio Stampa Pro Vita & Famiglia
Gender. In Veneto con il centro per il cambio di sesso Zaia gioca sulla pelle dei fragili
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