«Noi lo avevamo denunciato già lo scorso maggio, quando il Comune di Roma, tramite l’associazione “Scosse”, impegnata da anni in progetti gender, aveva obbligato educatori di asili nido e scuola dell’infanzia a seguire il corso “De-Costruire gli stereotipi di genere”. Ora scopriamo che questa obbligatorietà, una vera e propria costrizione ideologica, è rinnovata anche nel nuovo Piano di aggiornamento 2023/2026 per educatori e insegnanti. L’amministrazione Gualtieri, con il chiaro zampino delle istanze Lgbtqia+ portate avanti dal relativo ufficio guidato da Marilena Grassadonia, già presidente delle Famiglie Arcobaleno, continua a portare avanti battaglie politiche e ideologiche sulla pelle dei nostri figli. Ma cosa intendono fare con questi corsi gender? Ebbene, obbligano gli insegnanti a formarsi per parlare ai bambini, di identità di genere e gender, di “superare le gabbie di genere” e di mettere in discussione “un sistema estremamente binario”, cioè quello che riconosce semplicemente che i bambini sono maschi e le bambine femmine. Ricordiamo infatti che proprio il corso invita gli insegnanti a far entrare pervasivamente l’ideologia gender nelle scuole, prospettiva per cui il sesso sarebbe “assegnato alla nascita”, si vogliono quindi convincere le femminucce a giocare come maschietti e viceversa, si propongono in classe libri di favole che sponsorizzano pratiche come l’utero in affitto e la Pma, a non vergognarsi del proprio corpo nudo, a scegliere i genitori che si vorrebbero avere, o ancora si mostrano favole con “due papà” che festeggiano il compleanno di un figlio che non è caratterizzato né come maschio né come femmina, annientando così ogni differenza fin dalla prima infanzia. E’ ora di dire basta a tutta questa vergogna. Se Gualtieri e la sua amministrazione vogliono fare battaglie ideologiche e politiche le facciano all’interno delle sedi di partito, non di certo nelle classi e tra i banchi dei nostri figli più piccoli! Protesteremo, alzeremo le barricate, faremo sentire la nostra presenza e la nostra voce e invitiamo tutti i genitori a vigilare sull’operato degli insegnanti e pretendere il consenso informato per qualsiasi attività, affinché questo indottrinamento non entri nelle classi». Così Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia onlus.