25/09/2019

In attesa della decisione della Consulta: come funziona l’eutanasia nel mondo

Chiariamoci bene, la differenza reale tra l’eutanasia e il suicidio assistito è molto labile. Non è realmente possibile, infatti, marcare una chiara differenza tra la prima (azioni attive di una terza persona per “terminare” o uccidere un’altra persona che soffre) e la seconda (aiutare qualcuno ad uccidersi che però si uccide da solo). Nei fatti concreti, nelle stanze di casa, ogni differenza sparisce e i casi di eutanasia/suicidio assistito che emergono quotidianamente nelle cronache dei Paesi dove questa incivile pratica è legale, ci dimostrano che nemmeno il miglior giudice può valutare correttamente ciò che accade nei casi concreti. Depenalizzare o annacquare il reato di “aiuto al suicidio” o “suicidio del consenziente”, lo si voglia o meno, apre la porta alla liberalizzazione del suicidio assistito e, di conseguenza, spalanca quella della eutanasia.

Vediamo dove è legale questa pratica dell’eutanasia che segna il peggior regresso della civiltà occidentale, dopo quello della legalizzazione dell’omicidio dell’innocente in un utero (ovvero l’aborto).

In Svizzera è illegale l’eutanasia ma legale il suicidio assistito (con un medico), non c’è né una età minima richiesta, né una particolare diagnosi di malattie, né sintomatologia. I morti svizzeri erano meno di 200 nell’anno 2003, sono stati oltre 900 nel 2016.

In Olanda è legale sia l’eutanasia sia il suicidio assistito, nessuna diagnosi particolare né età minima (12 anni), e soprattutto grave malattia senza prospettive di miglioramento. Il numero di morti per eutanasia era di meno di 2000 nell’anno 2002, sono stati ben più di 6000 nel 2016.

In Belgio entrambe legali (eutanasia e suicidio assistito), nessuna diagnosi né età minima, gravi condizioni mediche e sofferenza mentale o fisica.

In Lussemburgo sono legali entrambe, nessuna diagnosi ma età minima di 18 anni, condizioni incurabili, sofferenza e nessuna prospettiva di miglioramento.

In Canada, legali entrambe, nessuna diagnosi ma età minima di 18 anni, gravi e irrimediabili condizioni di malattia.

In Colombia, entrambi sono legali dal 1997 e dopo una Sentenza della Corte Costituzionale, nessuna diagnosi né età minima, ma il paziente terminale deve esplicitamente chiederla ad un Comitato Indipendente che delibera.

Negli USA, nove Stati hanno leggi che consentono il suicidio assistito (California, Colorado, Oregon, Vermont, Washington, Hawai, Maine, Montana, New Jersey). Solo in Montana non è richiesta una età minima, né esiste un protocollo medico particolare. In tutti gli altri Stati è necessario avere 18 anni ed il parere medico di tre professionisti, due pareri orali e uno scritto.

In Australia, lo Stato di Victoria ha legalizzato il suicidio assistito quest’anno. Molti altri Paesi nel mondo hanno legalizzato, con legge o attraverso decisioni delle proprie Corti Costituzionali o Tribunali Supremi, varie forme di eutanasia passiva, cioè l’interruzione di ogni sostegno vitale al paziente dopo esplicita o implicita richiesta dello stesso malato. Le organizzazioni che da anni in tutto il mondo ed in Europa si battono per la diffusione dell’eutanasia sono moltissime e ben organizzate e sostenute da filantropi generosi e caritatevoli.

I “figli della luce” hanno molto da imparare dalla scaltrezza, determinazione e pervicacia di questi promotori della “dignità” mortale.

 

di Luca Volontè

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