Non bastavano le linee guida gender per la scuola nel Lazio, e quindi ecco anche il questionario gender proposto dalla piattaforma di didattica a distanza WeSchool, che ha proposto ai docenti ad essa collegati di diffondere a più di un milione di alunni un questionario fortemente invasivo e condizionante di propaganda lgbt, senza passare, come previsto dalla normativa vigente, per le famiglie, violando quell’alleanza tra scuola e famiglia che è il nucleo fondante di ogni sincero intento educativo. In nome di altisonanti progetti che proclamano l’intento di insegnare il rispetto, si agisce nel modo più irrispettoso possibile, tradendo la profonda fiducia che le famiglie ripongono nell’istituzione scolastica nel momento in cui ad essa affidano il percorso educativo dei loro figli. Questa modalità scavalca del tutto la possibilità dei genitori - prevista dalla Legge - di conoscere preventivamente i contenuti del questionario che si propone per ragazzi dagli undici anni in su e questo è inaccettabile.
Abbiamo chiesto immediato intervento ai Garanti per l'Infanzia e per la Privacy ed anche al Ministro Bianchi che si vigili affinché - soprattutto approfittando della pandemia - la scuola pubblica non diventi uno strumento di propaganda e di condizionamento degli alunni con metodi che tradiscono completamente l’alleanza educativa fra scuola e famiglia. Abbiamo pertanto lanciato una petizione che in poche ore ha già raccolto migliaia di firme.
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Comunicato stampa di Generazione Famiglia, il braccio operativo di Pro Vita & Famiglia nella scuola e condiviso con: Associazione Family Day; Articolo 26; Associazione non si tocca la Famiglia.