Incredibile ma vero, dopo aver pubblicato un annuncio sui social in cui si richiedevano volontari per coccolare oltre 25 cuccioli di cane, l’associazione Pets Return Home, responsabile dell’iniziativa, è stata letteralmente subissata di telefonate e mail da parte di aspiranti volontari.
Ma quale sarebbe il grave trauma subito dai cuccioli? Sarebbero scampati alla “dolce morte” alla quale erano stati destinati dal proprietario di un allevamento californiano in cui erano stati inizialmente accolti. Infatti, i costi per il mantenimento dei 160 Alaska Malamute, sostenuti dal proprietario, erano diventati esorbitanti e in più, nell’allevamento, si era perso il controllo delle nascite e l’eutanasia sembrava l’unica soluzione. Dunque, viene spontaneo notare che l’eutanasia, invocata come atto di estrema pietà quando si tratta degli esseri umani, viene considerata, invece, un grave atto di crudeltà quando si tratta dei cani, tanto che, a difesa dei cuccioli, sono scese in campo, prontamente, diverse associazioni animaliste che si sono date da fare per trasferire i cani proprio presso la Pets Return Home e renderli adottabili.
Ma ciò non basta perché, evidentemente, si è ritenuto necessario anche una sorta di “sostegno morale” che dovrà tradursi in coccole, abbracci e lunghi pomeriggi di gioco coi cuccioli, per far sì che superino il “trauma” (del quale sono consapevoli? Verrebbe da chiedersi…) a causa del pericolo appena scampato.
Ci troviamo ancora una volta di fronte a un’incredibile confusione sul modo di concepire e trattare la vita umana e quella di qualunque animale. Duole, infatti, constatare quanto, da alcuni anni a questa parte, sembra essersi diffusa, in modo subdolo, una mentalità davvero pericolosa e offensiva verso l’essere umano, con delle conseguenze nefaste sul piano pratico. Una concezione, cioè, che vede l’uomo non più al di sopra di tutti gli esseri viventi, ma come uno dei tanti elementi dell’ecosistema che, perciò, può anche essere smaltito, senza indugio, nel momento in cui la sua vita diventa (o viene avvertita) come inutile. Pensiamo, solo per fare un esempio, alla situazione paradossale che si sta verificando attualmente in Olanda, dove la legge sull’eutanasia è ormai approvata da tempo ma che ora sta per essere estesa anche ad anziani non malati, ma semplicemente soli, spesso dopo la morte del coniuge che, oppressi dalla malinconia e dalla solitudine, considerano la loro vita priva di senso. Ma per questi casi, a quanto pare non esistono associazioni disposte a mobilitarsi per fornire, non coccole, come nel caso dei cani, ma almeno un po’ di compagnia. Addirittura, in alcuni sistemi sanitari, il suicidio assistito rientra tra le “cure” gratuite a cui il paziente ha diritto.
Allora se, come insegna il caso dei cuccioli in questione, si è disposti a riconoscere che la morte è un male quando si tratta di salvaguardare gli animali, tanto più questo discorso dovrebbe valere per l’uomo che, una volta per tutte, dovrebbe tornare a ricoprire finalmente il posto che merita e che gli spetta di diritto, tra gli esseri viventi, ovvero in cima, e altrettanto dovrebbe avvenire nei sistemi legislativi vigenti che, da forieri di morte, dovrebbero farsi, finalmente e a buona ragione, custodi della vita umana.
Manuela Antonacci
Fonte: La Stampa