L’inviata e relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne e le ragazze, Reem Alsalem, ha accusato l’Organizzazione Mondiale della Sanità di adottare un approccio “unilaterale” a favore della medicalizzazione dell’assistenza sanitaria per le persone transgender, riferendosi alle linee guida emanate sull’argomento.
Reem Alsalem è intervenuta in merito alla composizione di un comitato, appunto, dell'OMS, recentemente annunciato, che lavorerà per sviluppare le prime linee guida globali dell'organizzazione sui servizi per le persone transgender. Alsalem, che in passato è già intervenuta nel dibattito sul disegno di legge scozzese sulla riforma del riconoscimento di genere, ha scritto al direttore generale dell'OMS affermando che ritiene che la composizione del comitato contenga «significativi conflitti di interessi».
I membri del comitato, infatti, secondo Reem Alsalem, hanno «punti di vista forti e unilaterali a favore della promozione della transizione di genere ormonale e del riconoscimento legale del genere autoaffermato». Sempre l'inviata dell'Onu ha aggiunto che, dei 21 membri del comitato, «nessuno sembra rappresentare una voce di cautela nei confronti della medicalizzazione dei giovani con disforia di genere o sulla la tutela degli spazi esclusivamente femminili».
Alsalem ha dunque affermato che è una «omissione significativa» il fatto che il comitato non contenga rappresentanti esperti nello sviluppo dell’adolescente, poiché «la stragrande maggioranza delle persone che contattano i servizi legati al cambiamento di genere in tutto il mondo sono ora adolescenti e giovani adulti che non avevano precedenti di problemi legati al genere».
Il comitato si riunirà a febbraio presso la sede dell’OMS a Ginevra per esaminare le linee guida proposte. Alsalem ha infine auspicato che l'incontro venga rinviato fino a quando tutte le preoccupazioni sul comitato non saranno state affrontate.
Fonte: FeministLegal