Quella del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana è stata un’indebita e gravissima fuga in avanti sul tema del suicidio assistito, con l’apertura a una «normativa chiara e certa» per aiutare le persone ad ammazzarsi. Bene ha fatto il capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione, Christian Garavaglia, a criticare duramente questo sconfinamento incostituzionale oltre le competenze della Regione, anche perché, così facendo, Fontana delegittima il Consiglio Regionale che lo scorso 19 novembre ha approvato una questione pregiudiziale contro la possibilità di legiferare sul suicidio medicalmente assistito, mentre la stessa Corte Costituzionale ha già spiegato di non aver mai riconosciuto un generale diritto di terminare la propria vita.
Ci aspettiamo dunque che il Governatore della Lombardia ritorni sui suoi passi, tenendo fede all’impegno preso dal Consiglio. I dati più recenti, infatti, dicono che a fronte di 25.000 pazienti presi in carico, nel solo 2021, in Hospice o Unità di cure palliative domiciliari, ci sono tra le 30.000 e le 50.000 persone che ogni anno non riescono ad accedere alla Rete Regionale di Cure Palliative, finendo invece nei pronto soccorso e nei reparti per acuti. Fontana pensi a risolvere questa vera e propria emergenza anziché tentare di dare la morte a chi soffre.
Così Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus