La legge sul “fine vita” non convince Pro Vita & Famiglia, sollevando dei leciti dubbi. In Senato, però, potrà presentare solo una memoria scritta. Coghe: «Chiediamo la possibilità di esporre di persona le nostre ragioni e quelle di gran parte degli italiani»
“Maria, 45 anni, disabile. Potrà farsi uccidere. E se fosse tua madre? #noeutanasia”. Questo è uno degli slogan del nuovo rilancio della campagna di affissione, prevista in tutta Italia, di Pro Vita & Famiglia Onlus, che promuove i valori della vita, dal concepimento fino alla morte naturale. Un’opera di sensibilizzazione che sarà affiancata da altre iniziative, proprio per tutelare il bene più prezioso: la vita. Strumenti miti ma fortemente incisivi per chiedere di essere ascoltati in Senato in merito alla legge che regola il suicidio assistito.
In vista dell’approvazione della legge n. 219 sul fine vita, dinanzi alla Commissione Parlamentare, l’organizzazione sarà sentita solo per iscritto e non di persona. Questo nonostante il suo essere autorevole nel settore e sia già stata audita dalla Corte Costituzionale in merito a questioni referendarie. «Ognuno di noi non può disporre della propria vita. Questo concetto – sottolinea Jacopo Coghe, portavoce dell’associazione - è ribadito più volte anche dalla Costituzione e noi vorremmo poterne discutere. Vogliamo avere la possibilità di esporre le nostre ragioni e quelle di gran parte degli italiani».
Pro Vita & Famiglia è una associazione Onlus che opera in favore dei bambini, delle madri e dei padri, difende il diritto alla vita, supporta la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e sostiene la libertà e priorità educativa dei genitori. «Per quanto riguarda la questione “fine vita”, crediamo che la scienza abbia fatto passi da gigante – afferma Coghe – e vada applicata la legge sulle cure palliative perché le persone devono essere accompagnate con tutto il rispetto che si deve a un malato in stato di sofferenza».
L’Aula della Camera, lo scorso marzo, ha dato via libera alla proposta di legge sulla morte volontaria medicalmente assistita. Testo che, adesso, passa all’esame del Senato. Pro Vita & Famiglia, però, potrà mandare solo una memoria scritta per esporre le proprie posizioni. «Ci chiediamo perché solo 12 Paesi in tutto il mondo abbiano una legge sul suicidio assistito. – prosegue il portavoce - C’è qualcosa che evidentemente non va se la maggioranza dei Paesi ha deciso di non averne una».
Il testo di legge prevede che potrà fare richiesta di morte volontaria medicalmente assistita la persona che abbia raggiunto la maggiore età, sia adeguatamente informata, capace di intendere e di volere e di prendere decisioni libere, attuali e consapevoli. Prevede anche che sia stata previamente coinvolta in un percorso di cure palliative al fine di alleviare il suo stato di sofferenza e che le abbia esplicitamente rifiutate.
La legge n. 38/2010 ha sancito il diritto di tutti i cittadini ad accedere alle cure palliative, a tutela della dignità del malato e a garanzia della qualità della vita fino al suo termine. Tuttavia, fa notare Pro Vita & Famiglia, nonostante alcuni risultati positivi, restano gravissime criticità, che emergono anche dai dati ufficiali pubblicati dal Ministero della Salute. Ad esempio, non sono ancora stati raggiunti gli standard per quanto riguarda la durata del ricovero in Hospice né quelli relativi all’assistenza palliativa domiciliare. I pazienti assistiti e le giornate di sussidio sono ancora molto al di sotto del fabbisogno programmato. L’offerta formativa per gli operatori sanitari è inoltre carente e disomogenea.
«In uno studio in Canada – continua il portavoce di Pro Vita & Famiglia – è stato dimostrato che la pratica del suicidio assistito fa risparmiare milioni di dollari alla sanità e allora qualche dubbio ci viene: magari vengono approvate le leggi per far risparmiare uno Stato perché sappiamo che un malato costa, le cure palliative e i posti letto per un’azienda sanitaria costano».
L’associazione chiede dunque di essere chiamata dinanzi alla Commissione Parlamentare così da poter sottoporre i propri leciti dubbi. Nel frattempo, ha deciso di portare avanti la sua missione attraverso una campagna di sensibilizzazione su tutto il territorio.
«Le affissioni e i prossimi appuntamenti che organizzeremo servono a portare alla luce le ragioni del nostro “no” all’eutanasia e del nostro grande “sì” alla vita. Desideriamo esporre quali sono le problematiche e i punti critici del suicidio assistito. Il motivo per il quale sorge Pro Vita & Famiglia è esattamente questo. Promuovere e difendere, laddove sia necessario, quanto di buono e di bello è tuttora presente nella nostra società e intorno a cui ruota ciò che può dirsi una “società civile”», conclude Jacopo Coghe.