14/06/2022 di Ufficio Stampa Pro Vita & Famiglia

Pro Vita & Famiglia: Speranza faccia il Ministro della salute e non dell’Eutanasia

<p><span style="font-size:16px;"><em>Il Ministro Speranza si è espresso sul caso di Mario, a cui è stato chiesto il pagamento del farmaco per accedere al suicidio assistito. Jacopo Coghe: «</em><em>Speranza vuole dare 5 mila euro e a chi vuole suicidarsi?</em><em> Noi chiediamo che la cifra venga corrisposta a tutte le persone che vogliono continuare a vivere con dignità, anche nella malattia</em><em>»</em></span></p>

Dopo Fabio Ridolfi, l’uomo tetraplegico che si è spento ieri scegliendo la sedazione profonda, si torna a parlare di fine vita o rispetto per la vita.

Il Ministro della salute Roberto Speranza si è espresso sul caso di “Mario” (nome di fantasia), l’uomo tetraplegico marchigiano a cui sono stati chiesti 5 mila euro per l'acquisto del farmaco necessario a mettere fine alle sue sofferenze, tramite il suicidio medicalmente assistito. Il Ministro ha detto che il Governo interverrà per garantire, d'intesa con le Regioni, l'attuazione della sentenza della Corte costituzionale sul suicidio medicalmente assistito.

Casi che suscitano sempre molto clamore mediatico, ma non esiste il diritto ad essere uccisi dallo Stato. Questa la posizione di Pro Vita & Famiglia Onlus, che promuove i valori della vita, dal concepimento fino alla morte naturale, che pone l’accento su come lo Stato dovrebbe sostenere in egual misura anche chi sceglie la vita, nonostante tutto.

«Molte persone gravemente malate – spiega Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus - si ritrovano senza i più essenziali servizi sociali, medici e assistenziali e il Ministro Speranza propone di dare 5 mila euro e a chi vuole suicidarsi? A questo punto crediamo che questa cifra debba essere corrisposta a tutte le persone che si trovano nelle medesime condizioni di Fabio ma che vogliono continuare a vivere con dignità la propria esistenza, implementando i servizi già esistenti».

Pro Vita & Famiglia è una associazione senza scopo di lucro che opera per difende il diritto alla vita. «Siamo contrari a proposte di legge come quelle sul suicidio assistito ed eutanasia – prosegue Coghe ­- la risposta delle istituzioni a questo grido d’aiuto non può essere quella della morte. Noi, piuttosto, auspichiamo maggiori attenzioni e tutele verso le persone più fragili e indifese».

«Il Governo – aveva sottolineato Speranza - laddove ve ne sia bisogno, non farà mancare un tempestivo chiarimento e intervento». La legge, ha sottolineato il Ministro, non è più rinviabile e, in effetti, è in corso l'iter di discussione parlamentare. L’Aula della Camera, lo ricordiamo, lo scorso marzo, ha dato via libera alla proposta di legge sulla morte volontaria medicalmente assistita. Testo che, adesso, passa all’esame del Senato. Pro Vita & Famiglia, però, nonostante il suo essere autorevole nel settore e sia già stata ricevuta dalla Corte di Cassazione in merito a questioni referendarie, potrà mandare solo una memoria scritta per esporre le proprie posizioni.

Per aiutare Mario, è stata indetta una raccolta fondi che, in poche ore, ha totalizzato oltre 16 mila euro. “È un tema, quello del “fine vita”, che dovrebbe trovare ampio dibattito sui media. Cosa che attualmente non c’è – ribatte Coghe - Anzi, vengono sfruttati i casi limite per tentare di orientare l’opinione pubblica. I casi di risveglio dal coma o di attuazione delle cure palliative (a cui purtroppo possono accedere solo una piccola percentuale di malati in Italia a causa dei pochi fondi dedicati) non vengono citati». 

La legge n. 38/2010, ricorda l’Associazione, ha sancito il diritto di tutti i cittadini ad accedere alle cure palliative, a tutela della dignità del malato e a garanzia della qualità della vita fino al suo termine. Non sempre, però, chi ne fa richiesta può accedervi. Per questo, Pro Vita & Famiglia, vorrebbe che lo Stato, oltre a garantire i 5 mila euro a tutti i Mario, si impegni a destinare un fondo a tutti quei malati che vorrebbero essere assistiti in modo dignitoso, dicendo “sì” alla vita. «La sofferenza fa paura e molte volte c’è la tentazione, da parte dei malati, di considerare la morte come unica soluzione. – conclude Jacopo Coghe - Ma la risposta delle istituzioni a questo grido d’aiuto non può essere quella della morte, perché l’eutanasia infrange un imperativo morale che è alla base della convivenza sociale: quello di non uccidere».

 

 

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