«Le oltre 150 diffide che abbiamo inoltrato ad altrettante scuole italiane, compreso l’Istituto “Primo Levi” di Badia Polesine, sono legittime e supportate da numerose normative vigenti in ambito costituzionale, civile, penale e amministrativo. Non ci faremo intimidire dalle contro-diffide, perché la nostra campagna è e resta una battaglia di civiltà a difesa di studenti, famiglie e di tutto il mondo scolastico, costantemente attaccati da iniziative ideologiche e illegali come appunto è la “Carriera Alias”. Chi ci contesta parla di “autonomia scolastica”, ma proprio la Carriera Alias è un atto viziato da incompetenza in quanto l’amministrazione scolastica non ha alcun potere di modificare il nome anagrafico e l’identità legale di un individuo. Nelle nostre diffide, inoltre, si spiega chiaramente che assegnare un nome diverso a uno studente in base a una mera auto-percezione di genere, per di più priva di una diagnosi di disforia di genere, non solo è una procedura dannosa per la sua sana maturazione psico-fisica, ma è soprattutto in aperto contrasto con le normative vigenti in campo amministrativo, civile e potenzialmente anche penale. Dire no alla “Carriera Alias” è un atto coraggioso e di civiltà, perché significa proteggere gli studenti, soprattutto se minorenni, dai rischi che corrono nel consolidare una auto-percezione soggettiva spesso temporanea, che può portare ad assumere farmaci ormonali per il blocco dello sviluppo sessuale o addirittura operazioni chirurgiche anche irreversibili non prive di gravi problematiche per la salute psicofisica dei giovani». Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus.