L’Equality Act del 2010 è la legge contro l’omofobia che vige nel Regno Unito. Per vigilare sul rispetto della stessa è stata istituita la Commissione dell’Uguaglianza e dei Diritti umani.
Ora la stessa Commissione dichiara che bisogna affrontare e perseguire le ingiuste discriminazioni causate dall’attuazione della legge stessa.
Le indagini della Commissione, ci dice la brava Benedetta Frigerio, su Tempi, hanno fatto emergere la condizione di un alto numero di cristiani “che ha dichiarato di sentirsi impedito da anni nel vivere secondo il proprio credo per paura dell’accusa di bigottismo”. Le persone vengono derise a causa del loro credo; se sono imprenditori vivono nella paura di ledere l’Equality Act in qualche modo. Oppure sentono “la pressione di dover nascondere la fede sul posto di lavoro”, per essere stati discriminati per aver indossato simboli religiosi o aver voluto esprimere il loro credo.
“Il presidente della Commissione, Mark Hammond, da una parte ha difeso la norma attribuendo la colpa all’interpretazione... per cui saranno prodotte delle nuove linee guida per aiutare tutti a comprendere alcune questioni”.
Il fatto è che questi casi di discriminazione che preoccupano la Commissione sono stati avallati dalla Commissione stessa: uno dei casi in questione è quello vinto di fronte alla Corte Suprema da una coppia dello stesso sesso contro gli albergatori Peter e Hazelmary Bull, che si erano rifiutati di affittare loro una stanza perché non erano sposati. Un altro è ancora pendente davanti alla Commissione stessa: la causa nei confronti di un panificio di Belfast, che si è rifiutato di decorare una torta con uno slogan a favore del matrimonio gay.
Tempi rileva una certa schizofrenia da parte dell’Autority anglosassone: sembra piuttosto evidente.
Del resto il totalitarismo finisce sempre per contraddire se stesso.
Noi, in Italia, siamo ancora in tempo per evitare a chi giudicherà sull’omofobia di finire in manicomio ...
Redazione