La ricerca sulle cellule staminali, quelle “indifferenziate” che con lo sviluppo possono diventare diversi tipi di tessuti e di organi, è la prima e principale scusa per giustificare la ricerca sugli embrioni e la loro distruzione.
Infatti gli embrioni sono composti da cellule pluri-potenti: vengono allora smembrati e dette cellule usate per ricostituire fegati, polmoni o altro.
La ricerca, però, da anni e anni dimostra che le staminali embrionali non funzionano. Anzi danno problemi gravi di rigetto e sono cancerogene.
Ottimi risultati si hanno con le staminali adulte, prelevate da soggetti adulti (sangue, midollo, cordone ombelicale) senza danno alcuno per chicchessia.
Sarà quindi difficile che una bella notizia come questa qui riportata sia sbandierata dai media votati alla cultura della morte: essi ignorano l’equazione “buona etica = buona scienza = buona medicina = vera speranza”.
Science alert ci informa che a un gruppo di pazienti affetto da sclerosi multipla è stato ricostituito il sistema immunitario – che era stato completamente distrutto – con cellule staminali prelevate dal proprio sangue (e che quindi non danno mai problemi di rigetto).
Tre anni dopo il trattamento, l’86 per cento di loro non ha avuto ricadute, e il 91 per cento ha mostrato chiari e netti segni di miglioramento.
Pensiamo ai tanti malati di sclerosi multipla che si sono fatti uccidere (in Belgio molti di loro hanno anche donato gli organi) perché “non c’è più niente da fare, che vita mi aspetta?”
Di contro gli embrioni continuano ad essere trattati come cose. Anzi: come cose di poco valore.
A San Francisco i giudici hanno consentito a che nei contratti di matrimonio sia prevista la clausola per cui gli embrioni formati dai gameti degli sposi e conservati alla bisogna, in caso di divorzio, vengano obbligatoriamente distrutti (ecco perché si dice che il divorzio “fa male” ai figli).
Francesca Romana Poleggi
Fonte: Human Exceptionalism.