Il transgenderismo considera gli attributi anatomici di un soggetto una variabile come un’altra, da modificare per farli coincidere con il “genere” cui si “sente” di appartenere. Perciò anche un bambino può decidere di diventare una bambina.
La disforia di genere è ancora considerata una patologia. Ma da troppo tempo gli ideologi del transgenderismo pretendono che la natura si adegui ai desideri del soggetto.
E ciò deve avvenire nonostante gli scienziati seri sappiano bene che va curata la psiche e non camuffato il corpo (per quanto la chirurgia plastica e le cure ormonali possano avere effetti strepitosi).
L’ideologia, si sa non tiene conto della realtà, né delle testimonianze di ex transessuali come Walt Heyer, che ha denunciato a più riprese lo sfruttamento economico e perverso del disagio delle persone che vivono nell’incubo della disforia di genere.
Sul New York Post leggiamo di una notizia che viene dall’Argentina.
È la storia di Luana, nato Manuel, che nel 2013, a soli 6 anni, è diventato il più piccolo bambino a beneficiare della legge argentina che permette il cambio di sesso sui documenti ufficiali.
La comunità transgender ha subito trasformato in bandiera ideologica Manuel/Luana. E il caso ha acceso i riflettori sulla situazione di quei bambini/e che non si riconoscono nel proprio sesso biologico.
La mamma del piccolo, contro il parere dei medici che avevano consigliato una terapia di “rinforzo della mascolinità“, ha scelto di sostenere la transizione del figlio da maschio a femmina, incominciando a farlo vestire da donna. La signora, partendo dalla constatazione che i suoi gemelli non avevano nulla in comune (Manuel, all’opposto di Elias, amava le bambole, le principesse e le sirene e indossava camicie sulla sua testa per mimare i capelli lunghi), ha optato per assecondare i desideri di suo figlio. Ma, per l’appunto, questo va contro ogni buon senso medico e psicologico. Costituisce, però, il trionfo del transgenderismo come ideologia. Ora, sui suoi documenti, Manuel può chiamarsi Luana.
Il bambino non ha fatto alcuna operazione, ma anagraficamente è considerato ormai una femmina.
Il cambio di sesso è biologicamente impossibile e la disforia di genere va curata. Se abbiamo i cromosomi XY, non possiamo trasformarli in XX. Soprattutto non aiuta andare in giro vestiti da donna o da uomini, a seconda del soggetto coinvolto. Ma a quanto pare il principio di identità e non contraddizione non va più di moda. E infatti non si vuole più riconoscere una cosa chiamata... realtà.
Quello che è accaduto con Manuel in Argentina è il frutto di una propaganda martellante che da anni conducono le lobby Lgbtq. E non è un caso isolato. Abbiamo già raccontato di quanto accade in Norvegia e nel Regno Unito. Si tratta delle estreme ma logiche conseguenze della ideologia gender. Che contrasta con tutti i dati scientifici.
Abbiamo anche parlato di quanto scritto sul Wall Strett Journal dallo psichiatra statunitense Paul McHugh, che ha ribadito che i problemi di disforia di genere non si risolvono affatto con l’operazione chirurgica. Chi sostiene il contrario non è un professionista serio e favorisce soltanto un disturbo mentale. Ciò che occorre, soprattutto in un bambino, è comprensione, trattamento psicologico e prevenzione.
Redazione