21/02/2025 di Ufficio Stampa Pro Vita & Famiglia

Utero in Affitto. L’UE vuole a tutti i costi il certificato di filiazione. Governo blocchi forzature politiche e ideologiche

La Commissione europea e il Parlamento europeo, paventando l’utilizzo della “cooperazione rafforzata” per bypassare l’opposizione degli Stati contrari, stanno vergognosamente tentando di forzare la mano per approvare e di fatto imporre agli Stati Membri il Certificato europeo di genitorialità, che imporrebbe a tutti gli Stati di riconoscere come padri e madri di un bambino gli adulti che lo hanno comprato con l’utero in affitto o programmato in laboratorio con le pratiche eugenetiche della fecondazione artificiale dopo aver acquistato i gameti sul mercato. 

L'approvazione del Certificato parentale europeo violerebbe i Trattati europei, che riservano agli Stati membri la competenza esclusiva in materia di diritto di famiglia, scavalcando i divieti posti dalla legislazione italiana in tema di maternità surrogata, che è anche reato universale, e fecondazione artificiale per coppie eterosessuali o dello stesso sesso o per single. Per questo chiediamo al Governo di mantenere la posizione di dura contrarietà all’interno della Commissione e del Consiglio dell’UE. Ci aspettiamo che anche gli Europarlamentari italiani, specialmente chi ha aderito al Manifesto Valoriale di Pro Vita & Famiglia in campagna elettorale, organizzino con i colleghi di altri partiti un’opposizione netta al provvedimento, per tutelare la sovranità nazionale e i diritti dei bambini.

Così Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, in merito al sollecito, da parte del Parlamento Europeo, su una presunta “importanza strategica” della proposta di regolamento sul certificato europeo di filiazione. In particolare, l'eurodeputato di Renew Europe Ilhan Kyuchyuk, a nome della commissione giuridica, ha presentato in data 18 febbraio 2025 un'interrogazione orale al Consiglio dell'Unione Europea, sollecitando aggiornamenti sui progressi compiuti nell'adozione del regolamento e proponendo l'eventuale ricorso alla “cooperazione rafforzata” qualora non si raggiunga l'unanimità tra gli Stati membri. 

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