Un no secco, categorico, alle pratiche dell’utero in affitto, dell’eutanasia e del suicidio assistito, ma anche della teoria gender, del cambio di sesso e dell’aborto. Una presa di posizione ad ampissimo spettro, dunque. E’ quanto contenuto nella Dichiarazione “Dignitas infinita circa la dignità umana” pubblicata oggi dal Dicastero per la Dottrina della fede della Santa Sede e frutto di cinque anni di lavoro.
La dichiarazione, firmata dal prefetto il cardinale Víctor Manuel Fernández e dal segretario per la Sezione Dottrinale monsignor Armando Matteo - e approvato lo scorso febbraio da Papa Francesco - auspica «un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica», ovvero l’utero in affitto. Il documento parla infatti delle "gravi violazioni" della dignità umana e include la maternità surrogata, pratica attraverso la quale «il bambino, immensamente degno, diventa un mero oggetto». Inoltre, si legge ancora, tale pratica viola «la dignità della donna stessa, che si distacca del figlio che cresce in lei e diventa un semplice mezzo asservito al guadagno o al desiderio arbitrario di altri». Secondo il documento, quindi, «ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, non può essere soppressa né diventare oggetto di mercimonio». Al riguardo, si ritene «deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l'oggetto di un contratto».
Allo stesso modo, nel paragrafo dedicato all’eutanasia e al suicidio assistito, la dichiarazione cita queste due pratiche come casi particolari «di violazione della dignità umana, che è più silenzioso ma che sta guadagnando molto terreno. Presenta la peculiarità di utilizzare un concetto errato di dignità umana per rivolgerlo contro la vita stessa. Tale confusione, molto comune oggi - si legge nel documento - viene alla luce quando si parla di eutanasia. Ad esempio, le leggi che riconoscono la possibilità dell’eutanasia o del suicidio assistito si designano a volte come “leggi di morte degna” (“death with dignity acts”). È assai diffusa l’idea che l’eutanasia o il suicidio assistito siano coerenti con il rispetto della dignità della persona umana. Davanti a questo fatto, si deve ribadire con forza che la sofferenza non fa perdere al malato quella dignità che gli è propria in modo intrinseco e inalienabile, ma può diventare occasione per rinsaldare i vincoli di una mutua appartenenza e per prendere maggiore coscienza della preziosità di ogni persona per l’umanità intera». Non esistono, secondo il documento, «condizioni mancando le quali la vita umana smette di essere degnamente tale e perciò può essere soppressa». Aiutare il suicida a togliersi la vita è, pertanto, «un’oggettiva offesa contro la dignità della persona che lo chiede, anche se si compisse così un suo desiderio».
Non solo utero in affitto e fine vita, come si è detto, ma anche gender e aborto sono temi caldi del documento della Santa Sede. In particolare il cambio di sesso indiscriminato e la teoria gender vengono condannati dal Vaticano come nuovi e pericolosissimi strumenti di quelle «colonizzazioni ideologiche» che vogliono «cancellare le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali». Comportamenti che, secondo la Chiesa, non sono altro che un cedimento a quell’antichissima «tentazione dell’essere umano che si fa Dio» ed entra «in concorrenza con il vero Dio dell’amore». Secondo il documento, inoltre, il gender vuole annullare quella che è a tutti gli effetti la più grande, fondante e immaginabile delle differenze, quella sessuale. Che è anche quella «più bella e più potente: essa raggiunge, nella coppia uomo-donna, la più ammirevole delle reciprocità ed è così la fonte di quel miracolo che mai smette di sorprenderci che è l’arrivo di nuovi esseri al mondo».
Appunto, infine, la nuova vita che nasce, l’altro grande e importante argomento toccato dal documento della Santa Sede. In particolare con l’aborto. Citando anche passate dichiarazioni di Papa Francesco, il documento parla di garantire la dignità della vita anche e soprattutto nel grembo materno. Si registra - afferma il Dicastero - «la diffusione di una terminologia ambigua, come quella di “interruzione della gravidanza”, che tende a nasconderne la vera natura e ad attenuarne la gravità nell'opinione pubblica. Forse questo fenomeno linguistico è esso stesso sintomo di un disagio delle coscienze. Ma nessuna parola vale a cambiare la realtà delle cose: l’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita».