Ecco un video che dovrebbe fare educazione sessuale per bambini da 3 a 6 anni, trasmesso dalla TV svedese. Ha suscitato non poche polemiche.
Uno dei fan della pagina facebook del canale televisivo pubblico svedese, dopo aver visto il video ha così commentato: “Non voglio più vivere su questo pianeta”. Si sa, la Svezia si è sempre vantata di essere all’avanguardia in materia di educazione sessuale, ma questa volta anche i più emancipati sembrano aver capito che si è andati oltre.
Intanto a guardare bene “dietro”, realizzare un video provocatorio, farlo diventare virale, creare attorno al filmato una polemica, ha come risultato guadagnare, attraverso pubblicità e share, sulla pelle dei piccolissimi.
L’impressione a caldo che ci fa è una gran tristezza. Che senso ha vedere tutti questi pisellini e piselline che zompettano felici di qua e di là? Ci hanno riferito che cantano frasi tipo “Arriva il pene a pieno ritmo” e “La vagina è sempre fresca”: perché il pene non può essere fresco (in Svezia ci vanno sotto zero!) e la vagina (insieme con la ballerina che ne è titolare) non è in grado di andare a ritmo?
Lo fareste con delle mani, o dei piedi, o delle orecchie, o delle ascelle?
Questa sarebbe la moderna “educazione” sessuale?
I bambini (svedesi) sono deficienti?
Perché a quanto ci risulta i bambini (in genere) non sono deficienti, anche se gli adulti li trattano troppo spesso come tali. I bambini (ciascuno autonomamente, con i suoi tempi e i suoi modi) prendono coscienza del loro corpo e delle parti che lo compongono: ci giocano anche – se non sono male influenzati, senza malizia – e magari chiedono alla mamma o al papà (e quanto è importante averne uno maschio e una femmina...) a che serve questo o quello. Certo, anche il pisellino o la pisellina.
E magari la mamma e il papà (ed è importante che siano essi stessi portatori dell’una o dell’altro) spiegano innanzi tutto le regole igieniche di base e poi anche le funzioni fisiologiche dei vari organi. Anche degli organi sessuali. E ogni mamma e ogni papà sarà in grado – ormai – di spiegare in modo naturale come nascono i bambini.
Sapranno anche spiegare cosa è il pudore, che è sacrosanto, e che i bambini hanno innato, e che serve, oltre che per ragioni igieniche, per la dignità.
“Io sono il mio corpo” è molto diverso da “il corpo è mio”: “io sono il mio corpo” vuol dire che io e il mio corpo e le sue parti non siamo oggetti usabili da chicchessia: siamo soggetti, siamo preziosi. Abbiamo (ho) un valore smisurato da custodire gelosamente. E da dare in modi e tempi opportuni alle persone opportune: l’abbraccio di un bambino alla mamma e al papà è diverso da quello che dà alla zia, al cugino, all’amico, al gatto: ci avete mai fatto caso?
Banalizzare il corpo e il sesso, non vuol dire liberarsi dai “tabu”: vuol dire sminuire la portata del valore immenso che il sesso e il corpo hanno.
E – voglio dirla tutta- i genitori sono anche liberi di sbagliare, visto che la responsabilità di quei figli è la loro. Se non sono incoscienti e se sono in imbarazzo chiederanno consiglio a qualche esperto. Ma i bambini sono talmente naturali e intelligenti che loro stessi sapranno aiutare i genitori a spiegare le cose, anche le più “scabrose”, proprio perché sono – si spera – innocenti e quindi senza malizia.
Noi crediamo che di fronte a un cartone del genere la maggior parte dei bambini penserà che si tratta di una enorme idiozia.
Francesca Romana Poleggi e Luca Colavolpe Severi