La riflessione di Don di Noto: la denuncia verso quest’opera serva per innestare un percorso di riflessione sulla pedopornografia, ma soprattutto a rendere ciascuno di noi responsabile nel voler prestare attenzione dove queste forme di soprusi esistono -anche in forma latente- e denunciarle alle autorità competenti.
___
Una scultura con due ragazzine nude, una delle quali sulle spalle dell’altra, dalla cui bocca fuoriesce un membro maschile. E’ l’opera esposta al MAXXI di Roma, che ha provocato le proteste dell’Osservatorio sui diritti dei minori, perchè ritenuta pedopornografica. (Repubblica, 9 agosto)
«Su accoglimento di vibrate ed indignate proteste di visitatori – si legge in una nota – il presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, Antonio Marziale, ha segnalato al ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini» la presenza della scultura dal titolo Piggyback, realizzata dai fratelli Chapman.
Una protesta a cui ha fatto seguito l’esposto in procura depositato dall’associazione Giuristi per la vita e dalla Pro vita onlus, che ora attendono l’apertura di un fascicolo di inchiesta (Il Messaggero, 11 agosto)
«Ci sono tantissime opere in giro per il mondo, antiche, presenti e rivolte al futuro, che richiamano automaticamente a forme di pedofilia, pedopornografia e pederastia», spiega ad Aleteia don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter, l’associazione che da anni si batte in prima linea in difesa dei bambini e contro la diffusione della pedopornografia. «Basta visitare un museo dove sono esposti vasi risalenti al periodo della Magna Grecia – prosegue don Fortunato – sui quali generalmente sono scolpite scene di pederastia. Cosa dovremmo fare di queste opere? Dovremmo buttarle via tutte? Il fenomeno della pedopornografia va studiato in maniera ben più approfondita».
Il parroco ammonisce che non bisogna fermarsi solo alla condanna della scultura, «che è utile, ma questa indignazione si deve tramutare in indignazione nei confronti del fenomeno – sottolinea il fondatore di Meter – se ciò avvenisse, la società civile si risolleverebbe. La scultura rappresenta ciò che accade davvero ai bambini. A quanta gente è capitato di osservare un video o una foto di bambini su siti pedopornografici? E quanta di questa gente, dopo aver osservato quelle immagini, ha denunciato l’accaduto alle autorità competenti?».
Pertanto, secondo don Fortunato «bisogna fare molto di più» . «Proprio in questi giorni – prosegue – abbiamo denunciato alla Polizia Postale migliaia di video e foto con bambini finanche neonati che subivano cose indescrivibili. Ecco, la maggiore sensibilizzazione verso la pedopornografia si concretizzi in atti di denuncia da parte di ogni persona».
Fonte: Aleteia