Sul numero di marzo del nostro mensile, Notizie ProVita, abbiamo avuto l’onore e il privilegio di pubblicare una lettera della moglie del compianto Giuseppe Garrone: più di 25 anni dedicati alla difesa della Vita e all’aiuto concreto delle donne in difficoltà.
Ne riportiamo qui un ampio stralcio e invitiamo tutti a completare la lettura richiedendo la rivista alla nostra Redazione: si parla di Centri di Aiuto alla Vita, della proposta di legge sull’eutanasia, di bioetica, di uomini... e anche di Claudia Cardinale. Non potete perderlo!
Caro Brandi,
conosco bene come sono nati “Cassonetto per la vita” (poi “Culle per la Vita”), “SOS Vita” e Progetto Gemma: sono la moglie di Giuseppe Garrone.
Progetto Gemma, ultimo in ordine di tempo, nel 1994, non fu opera esclusiva di Giuseppe. Un team di quattro indefessi amanti dei bimbi non ancora nati, dell’invisibile figlio dell’uomo, lavorò intensamente per organizzare uno strumento agile ed efficace di adozione prenatale a distanza. Primo ideatore è Mario Paolo Rocchi, poi Francesco Migliori, presidente del Movimento per la Vita Italiano, nella cui casa accogliente a Milano la moglie Annamaria preparava il pranzo per i quattro amici (gli altri due sono Silvio Ghielmi e Giuseppe Garrone)....
Il “Cassonetto per la vita” nacque a Casale Monferrato per iniziativa, questo sì, di Giuseppe. Il nome manifesta la ragione della sua nascita: il ritrovamento di un neonato nella spazzatura. L’annuncio ascoltato al giornale radio era quanto di più meschino e ipocrita si possa immaginare, una presa di posizione colpevolizzante verso la madre per l’abbandono, e per di più nella spazzatura: un’abietta rea di un delitto tanto crudele e raccapricciante.
A Giuseppe immediatamente parve necessario far luce su tanta ipocrisia: “Dove finiscono i resti degli aborti? È forse più elegante la fogna o sono più accoglienti i sacchi dei rifiuti ospedalieri? Sì, perché abortito a tre, quattro o cinque mesi di vita, o ucciso dopo aver visto la luce, dove sta la differenza? Questo è un uomo!”
A ottobre si fece un convegno, vennero alla luce i numeri agghiaccianti dei ritrovamenti e tanto altro, compresa la storia delle benemerite Ruote degli esposti, con tanto di nomi dominanti (Esposito, Esposto, Trovato, Amato, ecc.) e si vide come questo semplice strumento aveva partecipato alla difesa della vita di tanti italiani, anche famosi (Zeffirelli per esempio).
Gli ostacoli al primo “Cassonetto per la vita” vennero dall’interno e dall’esterno. Parte del mondo cattolico valutò questa “reinvenzione della ruota degli esposti” una reminiscenza medioevale e non permise l’apertura del varco necessario nel muro del CAV-MPV di Casale, per motivi sanitari. Femministe e politici mossero la magistratura con un esposto alla Procura da parte di un Deputato locale.
Come sempre, a suo tempo naturalmente, la Verità trionfa e si vede dai frutti. Tanto inspiegabile impedimento, riguardo al muro di proprietà d’altri, ad aprire lo spazio per la Ruota, convinse Giuseppe che era necessario avere la proprietà della sede. Da lì vennero meraviglie! Meraviglie della Provvidenza! Fino alla casa di pronta accoglienza per mamme in attesa.
L’esposto alla Magistratura, poi, una volta terminata l’inchiesta, fu una liberatoria: infatti, sulla base delle motivazioni di quella archiviazione sono fondate oggi tutte le altre aperture di “culle” o “cassonetti” che dir si voglia, in tutta Italia (oggi sono una quarantina).... (continua a leggere su Notizie ProVita!).
Margherita Borsalino Garrone