E’ stata impugnata al Consiglio di Stato l’ordinanza del TAR sul caso Norlevo, la cosiddetta pillola del giorno dopo.
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Il ricorso in secondo grado al Consiglio di Stato è stato formalizzato da Giuristi per la Vita e ProVita Onlus contro
– il MINISTERO DELLA SALUTE;
– l’AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO;
– HRA PHARMA ITALIA srl;
– AZIENDE CHIMICHE RIUNITE ANGELINI FRANCESCO A.C.R.A.F. S.p.A.;
– SOC LABORATOIRE HRA PHARMA.
al fine di ottenere l’annullamento dell’ordinanza n. 2407 del 29 maggio 2014 del T.A.R. del Lazio.
La questione, affrontata a più riprese anche da ProVita che, assieme ad altre realtà associative, si è fatta promotrice della prima denuncia presso il Tribunale Amministrativo, prende le mosse da una determinazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco, la n. 2215/2013, in cui è stata disposta la modifica del foglietto illustrativo della Norlevo, cambiamento che non gode di alcun fondamento scientifico.
In sunto con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (datata 4 febbraio 2014) della determinazione, la pillola del giorno dopo viene registrata -e presentata sul bugiardino- come una “semplice” sostanza antiovulatoria e non, come gli studi dimostrano, antinidatoria.
La differenza è molta: nel primo caso si inibisce l’ovulazione e, di conseguenza, la potenzialità di concepimento; nel secondo, invece, a fecondazione avvenuta, si impedisce l’impianto dell’embrione nell’utero materno, facendolo di fatto morire.
Lo scopo è quello di derubricare a contraccezione ciò che invece è aborto. Ciò comporta conseguenze sia sul piano etico che deontologico, per i farmacisti, impedendo la corretta espressione dell’obiezione di coscienza, ma anche per la donna che non potrà godere di un trattamento adeguato rispetto al diritto di esprimere un consenso informato. Tutto ciò è stato anche oggetto di un’interpellanza parlamentare. Il TAR del Lazio si è già espresso rimandando al mittente le obiezioni presentategli:
“Non sussistono, sotto il profilo del fumus, i presupposti per l’accoglimento della proposta istanza cautelare avuto presente, in linea con quanto evidenziato dalle resistenti amministrazioni, che recenti studi hanno dimostrato che il farmaco Norlevo non è causa di interruzione della gravidanza.”
Un’affermazione infondata sul piano epistemologico a cui il Tribunale è pervenuto senza una puntuale fase istruttoria. Per questo motivo l’associazione Giuristi per la Vita e ProVita onlus si sono fatte nuovamente parte attiva ed esige che, soprattutto quando si parla del diritto alla Vita di un essere umano, non si proceda con questa leggerezza. La Norlevo, in forza della sua efficacia antinidatoria, è una pillola abortiva. Con tutte le conseguenze del caso.
Redazione
Leggi il comunicato stampa ufficiale dei Giuristi per la Vita e di ProVita Onlus