Questo comunicato delle Sentinelle in Piedi di Verona, pubblicato su Verona Sera annuncia la prossima veglia in piazza dei Signori, sabato 1 agosto.
L’ultima manifestazione delle SIP si era tenuta in piazza Brà alla fine di maggio.
“Le Sentinelle in Piedi non si stancano di scendere in piazza perché c’è bisogno di una costante testimonianza pubblica per dire no al testo sulle cosiddette unioni civili, no all’ideologia gender nelle scuole, no all’abominevole pratica dell’utero in affitto, per dire sì alla famiglia, cellula fondante della nostra società, sì al diritto di ogni bambino ad avere un papà ed una mamma, sì alla libertà di educazione, sì alla libertà d’espressione e soprattutto sì ad uno Stato che non neghi, bensì valorizzi, la nostra natura complementare di uomini e di donne.
A Verona le Sentinelle in Piedi scenderanno in Piazza dei Signori sabato 1 Agosto 2015.
Al comma 16 del maxiemendamento della legge “Buona Scuola” (Legge 13 luglio 2015, n. 107) c’è un riferimento che potrebbe aprire all’introduzione dell’ideologia di genere nell’insegnamento curricolare; si legge: “Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei princìpi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori”.
A causa di ciò si sta creando molto allarmismo, il quale però dovrebbe sfociare nella partecipazione attiva e attenta da parte degli adulti ai progetti delle proprie scuole e comunità territoriali. I genitori devono saper sfruttare al meglio i diritti che hanno all’interno della scuola, con pazienza e dialogo.
Nel frattempo prosegue l’esame del ddl sulle unioni civili, nel cui testo base è stato inserito un emendamento «premissivo». In esso si riconosce «l’unione civile tra persone dello stesso sesso quale istituto giuridico originario», cioè, in teoria, non sovrapponibile al matrimonio. Ma in pratica? Scalfarotto intervistato Repubblica il 16 ottobre 2014, ha spiegato che «l’unione civile non è un matrimonio più basso, ma la stessa cosa. Con un altro nome per una questione di realpolitik». Che l’”altro nome” duri poco lo afferma a chiare lettere Paola Concia su Il Foglio del 7 luglio: «Eppure la legge contiene una piccola, per il momento necessaria, ipocrisia: è infatti una legge che di fatto introduce il matrimonio tra cittadini dello stesso sesso, ma senza dichiararlo esplicitamente (...). La legge adesso in discussione nel nostro Parlamento, che assomiglia alla legge in vigore in Germania, e ad altre leggi approvate in Francia, in Inghilterra e in Belgio, può essere considerata una specie di ‘cuscinetto’, un ponte: serve cioè a far capire che due persone dello stesso sesso possono essere benissimo considerate una famiglia.
Una volta sperimentato che le unioni omosessuali (...) sono ‘famiglia’ (..) poi queste unioni vengono chiamate ‘matrimonio’, com’è accaduto in Inghilterra o in America per intervento della Corte suprema, vengono cioè equiparate anche sotto il profilo nominalistico. E si risolve così l’ipocrisia».
A Settembre dovrebbe riprendere la discussione.
Occorre mobilitarsi nello spazio pubblico ma soprattutto continuare a tenere gli occhi aperti su quello che succede nella scuola, nei tribunali, sui giornali e nella politica poiché solo in questo modo incideremo su quello che accade.
È importante non farsi scoraggiare e continuare a vegliare, in piazza come nella vita, e a denunciare ogni occasione in cui si cerca di distruggere l’uomo e la civiltà.
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’