La testimonianza straordinaria di una madre dei nostri giorni
“Siamo nati e non moriremo mai più” sono parole di Chiara Corbella-Petrillo che rappresentano una forte testimonianza di fede nella risurrezione.
Conoscevo Chiara fin da giovanissima. Era una ragazza normale, serena, spesso auto-ironica, che ha sempre condotto una vita semplice. All’età di 5 anni, sull’esempio della madre, Maria Anselma, comincia a frequentare una comunità del Rinnovamento dello Spirito e insieme alla sorella Elisa inizia un percorso di fede che l’accompagna nella crescita e che le insegna a pregare Gesù in maniera spontanea. All’età di 18 anni, in un pellegrinaggio, incontra Enrico con cui si fidanza pochi mesi dopo. Nel 2008 la coppia corona il sogno di sposarsi, ad Assisi. Ricordo ancora la sua gioiosità nel cantare con gli amici, dopo la cerimonia. Chiara ed Enrico conducono una vita normale, amano scherzare, uscire e divertirsi con gli amici. Nel matrimonio il Signore ha voluto donare a Chiara ed Enrico dei figli speciali: Maria Grazia Letizia, Davide Giovanni e Francesco. Chiara ed Enrico sono una coppia che ha sempre posto prima di tutto la vita dei loro figli, davanti ad ogni considerazione di convenienza personale: prima hanno portato a termine le gravidanze di Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni, sapendo che i bimbi non sarebbero sopravvissuti al parto; poi, quando Chiara, ancora incinta di Francesco, si sottopone ad un intervento in anestesia locale che conferma un carcinoma e quindi la necessità di un secondo intervento molto più invasivo, decidono di ritardare il più possibile l’operazione per consentire la completa formazione del bambino.
L’amico Gianluigi De Palo, assessore alla famiglia del Comune di Roma, scrive: “Hanno affrontato queste prove con il sorriso e con un sereno affidamento alla Provvidenza. Mai si son lasciati sconvolgere, ma hanno accettato la volontà di Colui che non fa nulla per caso”.
“Chiara non è morta per suo figlio: ha dato la vita a suo figlio”. Così afferma Padre Vito nell’omelia per il funerale. Durante tutto questo periodo di prova per la famiglia, è stata lei, Chiara, a dare agli altri la forza di andare avanti. Mi racconta il papà Roberto: ”Verso le otto del mattino del 13 giugno – Chiara ci ha lasciato a mezzogiorno – Enrico le chiede: Chiara, amore mio, ma questa Croce è veramente dolce, come dice il Signore? Lei lo guarda, sorride e con un filo di voce dice: sì, Enrico, è molto dolce”. Così, tutta la famiglia l’ha vista spegnersi felice e con il sorriso sulle labbra. Quel sorriso che ha attraversato la sua vita nonostante le ripetute enormi prove a cui è stata sottoposta. Al funerale, il cardinale Vicario di Roma, Agostino Vallini definisce Chiara come una “seconda Gianna Beretta Molla”. Chiara aveva certamente le idee molto chiare circa la gravidanza ed il riconoscimento del feto come persona con piena dignità e non si è mai posta come una martire, ma ha accettato anche quello che non comprendeva perché aveva fiducia nel disegno del Signore.
Ed è nel nome di tutte le mamme che hanno dato la vita per i loro figli, come Gianna e Chiara, che è nata questa nostra iniziativa pro life.
di Antonio Brandi
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