Numerose affissioni, manifesti e un centinaio di camion vela per le strade d'Italia - in differenti campagne, nell'ottobre 2018, nel luglio 2019 e tra il 2022 e il 2023 - hanno mostrato un’immagine choc contro l’utero in affitto e il mercato molto redditizio che gli ruota intorno. Le campagne hanno denunciato gli orrori di questo commercio, il business dell’affitto di uteri e la compravendita di gameti, oltre alla sensibilizzazione di non poter più dire "mamma" e "papà", poiché la barbara pratica dell'utero in affitto andrebbe a legalizzare e incrementare le adozioni da parte di coppie dello stesso sesso.
Le campagne sono state, infatti, una risposta ai giudici e ai sindaci di numerose città italiane che, violando la legge e il supremo interesse del bambino, hanno disposto la trascrizione o l’iscrizione di atti di nascita di figli di “due madri” o “di due padri”.
In particolare nel 2023 la campagna contro l'utero in affitto si è resa ancor più necessaria per le istanze - appunto di alcuni sindaci "dissidendi" di voler andare contro lo stop imposto dal governo alle trascrizioni anagrafiche. Inoltre si è fatto sempre più necessario rendere questa pratica reato universale, dunque punibile anche se commesso all'estero da cittadini italiani. A tal proposito è ripartita, tra marzo e aprile 2023, la campagna di affissioni con i bambini in un barattolo, poiché questo è l'utero in affitto: trattare i bambini come merce da vendere o comprare in un supermercato e schiavizzare il corpo delle donne ed è stata lanciata una petizione popolare.
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