La settimana scorsa il portavoce di ProVita onlus, Alessandro Fiore, ha rilasciato una lunga intervista a Radio Buon Consiglio sul tema dell’utero in affitto.
Dopo la vittoria ottenuta al Consiglio d’Europa, la cui Assemblea parlamentare ha respinto per l’ennesima volta le proposte della parlamentare belga transessuale Petra De Sutter, volte a legalizzare di fatto la maternità surrogata, siamo ancora più incentivati a portare avanti le nostre campagne contro la barbarie dell’utero in affitto.
In Italia – come ha ricordato Fiore – la legge 40/2004, all’art. 12, vieta e punisce la pubblicità e la pratica della maternità surrogata, “in qualsiasi forma” venga realizzata. Tuttavia, la norma resta per lo più inapplicata. Pertanto, ProVita nei giorni scorsi ha organizzato una conferenza stampa al Senato, coinvolgendo parlamentari di diverso orientamento politico, per chiedere che la legge venga rispettata e fatta applicare. Per questo, abbiamo lanciato una petizione che i nostri Lettori – se ancora non lo avessero fatto – sono invitati a firmare e la distribuzione del DVD Breeders, in cui sono state raccolte le testimonianze di madri surrogate e figli.
Nel corso dell’intervista, Fiore ha avuto anche modo di ricordare le denunce che ProVita ha sporto nei confronti di agenzie straniere che vengono in Italia a pubblicizzare la compravendita di bambini. In tutta questa storia – occorre sempre sottolinearlo – non c’è proprio nulla che possa essere definito come “donazione”. Le agenzie di intermediazione lucrano sulla pelle di donne e bambini. E le madri surrogate vengono pagate. L’utero in affitto “altruistico” non esiste. Oltretutto, anche se di donazioni si trattasse, si tratterebbe comunque di uno scambio moralmente inaccettabile: si possono forse donare i figli? Si possono donare altre persone?
Le coppie e le agenzie sfruttano quelle donne che versano in stato di povertà per soddisfare i loro capricci: questa è la realtà. Inoltre, nessuno menziona i danni fisici causati, ad esempio, dalla vendita di ovociti (noi ne abbiamo parlato varie volte) e dall’artificialità in genere di tali pratiche.
In tutto ciò, la prima e principale vittima è sempre il bambino, che subisce una violenza primordiale ed irreparabile. Frutto di ovociti dati da una donna, portato in grembo da un’altra, strappato ad essa e venduto ad una coppia di genitori che possono essere anche dello stesso sesso, il bambino è privato dell’affetto materno e della propria stessa identità.
Per tutte queste ragioni, seppur estremamente sintetizzate, è urgente battersi per mettere al bando senza se e senza ma quest’orrida pratica disumana e schiavista.
Redazione