Andiamo costruendo una società sempre meno a, misura di bambino. Qualcuno parla di “adultocentrismo”. Anzitutto, in Italia mancano incentivi e tutele adeguate a chi ha figli, in contrasto con l’art.31 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica dovrebbe sostenere la maternità, l’infanzia e la formazione della famiglia, con particolare riguardo a quella numerosa. Oggi, poi, si vorrebbe equiparare alla famiglia qualsiasi unione o gruppo di persone “perché basta l’amore”.
Di conseguenza si pretenderebbe di far crescere “normalmente” i bambini in contesti “anormali”. Nella mentalità comune “fare” bambini (un tempo si diceva “avere” bambini…) è quasi una disgrazia, un impegno gravoso, la fine della vita libera e spensierata dei genitori, la fine dei viaggi, dei divertimenti e della carriera lavorativa. L’aria che respiriamo è infetta di egoismo e materialismo volto all’autodistruzione.
Non a caso le donne hanno il primo figlio dopo i trent’anni, non a caso la crescita demografia nel nostro Paese è tra le più basse d’Europa. I bambini, del resto, sono le prime vittime della “cultura della morte”: uccisi dall’aborto, cosificati, selezionati, congelati con la fecondazione artificiale, sono i primi a soffrire per il divorzio, per le famiglie allargate e sfilacciate.
Gli omosessualisti, poi, pretendono il “diritto” di deprivarli fin dalla nascita della mamma o del papà. Vengono corrotti e confusi da cattivi maestri (anche a scuola, ormai) e da spettacoli quotidiani intrisi di sesso e violenza: i contributi dell’AIART nelle pagine seguenti spiegano l’evidenza che è sotto gli occhi di tutti.
L’ipersessualizzazione che caratterizza questa cultura mira a distruggere l’innocenza dei bambini, la loro dote più preziosa, con la quale essi, invece, sarebbero in grado di arricchire tutti noi, grandi e smaliziati. Sulla carta, anche a livello internazionale, si parla molto dei “diritti dei bambini”, ma poi la stessa ONU raccomanda “l’educazione” a preservativi e lubrificanti per i maschi… da 10 anni in su.
Leggerete in queste pagine che il passaggio dalla barbarie alla civiltà è avvenuto di pari passo con la considerazione della dignità sociale dei piccoli.
Oggi è invece in atto un’involuzione in senso contrario. La cultura della morte ha preso di mira i bambini: dobbiamo difenderli, tutti, siano essi oppure no legati a noi da vincoli di sangue.
Bambini felici, bambini sani oggi, sono garanzia di una società sana e solida domani. La cultura “progressista”, viziata e contro natura che oggi domina l’Occidente, insegna che il senso della vita è il soddisfacimento degli istinti e dei desideri.
In nome di questo, nulla è più inviolabile, i deboli soccombono, in primis i bambini. Questo accade perché si è perso il valore della sacralità della vita, senza se e senza ma. Eppure, non tutto è perduto: se il male fa notizia e – soprattutto – possiede la gestione dei canali d’informazione, nella realtà il Bene “resiste”: sia per la buona volontà dei singoli (leggete la testimonianza a pag.9), sia per l’attività di tante associazioni (oggi presentiamo Courage, a pag.25), sia per il lavoro di tanti che contemplano la bellezza della vita anche nel mistero del dolore (si veda a pag.20).
Notizie ProVita non è una rivista per bambini. Ma in occasione del Santo Natale, vogliamo dedicare questo numero ai bambini. O meglio – copiando l’idea di Antoine de Saint-Exupéry – al bambino che è stato ciascuno dei nostri lettori. Perché
“Tutti i grandi sono stati bambini, una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano)”.
Con un augurio speciale
per il Santo Natale e per un felice 2016.
Antonio Brandi