Udiamo spesso le persone dire che i figli costano troppo, che siamo già in troppi nel mondo e che ci sono abbastanza problemi per pensare a fare un figlio. Altri invece affermano che un'esistenza senza figli è vuota e arida e che i figli servono a portare gioia nella nostra vita.
Credo che l’errore comune e fondamentale sia quello di considerare il figlio da un punto di vista edonistico ed egoistico come qualcosa “per sé”. Ricordo la mia fisioterapista single dirmi: «Quasi quasi mi faccio un figlio...». Io le risposi: «Guardi che il figlio non è un iPhone».
Questa mentalità utilitaristica ha anche portato all’omicidio di Stato legalizzato, all’aborto. Quando ero bambino, dopo la guerra, negli anni ‘50, vi erano veramente problemi economici seri, incertezze e complicazioni di ogni genere: ma quella generazione non si sognava di uccidere i bambini nel grembo materno. La visione del mondo non era basata sul tornaconto individuale e sull’egocentrismo. I valori erano radicati nel tessuto sociale: la vita, la famiglia… Il Natale era davvero un “santo” Natale…
Oggi quindi, guardando a quel Figlio, sta a noi riscoprire il valore del figlio come dono, ma anche e soprattutto come responsabilità che richiede davvero sacrificio, sia pur ripagato dalla gioia di amare.
I figli li manda la Provvidenza. Quando non arrivano, c’è un motivo, c’è una chiamata a dare la propria vita per altri scopi: non cessa l’esser famiglia, quando si creano rapporti, si coltivano ideali, si fa in altro modo qualcosa di utile per la società, si generano, si crescono, si educano spiritualmente “figli” in una diversa dimensione.
E così la Provvidenza, che non mi ha mandato figli, mi ha dato tanti amici veri con cui in Lituania abbiamo fondato l’Algirdas Society (una ONG con scopi sociali) e in Italia la Laogai Research Foundation (che denuncia i crimini del regime comunista cinese). Infine, nel 2012 è nata anche Pro Vita, che forse è tra i miei “figli” quella che svolge il compito essenziale: la tutela della vita e della famiglia che è pregiudiziale a tutto ciò che rientra negli scopi delle sue “sorelle”.
Alcune famiglie, invece, sono chiamate all’adozione. È a loro che dedichiamo questo numero natalizio della nostra Rivista. Potrete leggere dati e testimonianze, potrete riflettere sull’importanza di questa nobile vocazione che si realizza attraverso un istituto giuridico tanto antico: adottare dei bambini è un atto d’amore davvero autentico, oblativo, che richiede delle caratteristiche che oserei definire eroiche, per gli adottanti. A loro specialmente, quindi, ma anche a tutti voi e alle vostre famiglie, cari Lettori, giunga il mio augurio sincero per un Santo Natale e un felice 2017.
Toni Brandi