Mentre andiamo in stampa con il numero di novembre di Notizie ProVita – dal titolo esteso: Cannabis: una fogna terminale spacciata per diritto – la proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis firmata dall’On. Giachetti e da altri 238 suoi colleghi soffre una battuta d’arresto alla Camera e torna in Commissione (almeno fino a dopo il referendum costituzionale?).
Ne siamo davvero contenti. La detenzione “per uso personale” di qualsiasi droga non è più reato da anni: aggiungere a questo una vera e propria liberalizzazione delle “canne” sarebbe un vero disastro sociale. Dal Sessantotto in poi, la cultura della morte è riuscita a far credere che la cannabis sia una “droga leggera”, il che è falso: ha devastanti effetti neurologici, soprattutto sul cervello degli adolescenti (la percezione si altera, le capacità di ragionamento, di concentrazione e di riflessione della zona prefrontale del cervello non si sviluppano o regrediscono, subentrano psicosi, apatia, schizofrenia e attacchi di panico…), e dà dipendenza.
Di fronte a una proposta del genere, ProVita non poteva restare indifferente: abbiamo pubblicato molti articoli qui sul nostro portale, e ora dedichiamo all’argomento anche il Primo Piano di questa rivista. Non abbiamo la pretesa di esaurire il tema delle droghe in queste poche pagine, perché i luoghi comuni da sfatare – soprattutto nell’interesse dei nostri ragazzi – sono moltissimi.
La cannabis fa molto male dal punto di vista fisico e psichico. E i danni che si vedono nell’immediato (bastano un paio di boccate per sentirsi male) sono niente rispetto a quelli a lungo termine. Il fatto che siano lecite e diffuse altre pratiche che possono essere nocive o dare dipendenza (alcol, fumo, gioco d’azzardo…) non può essere una scusa per diffondere legalmente anche la droga. La legalizzazione, poi, non serve a combattere la criminalità, né a svuotare le carceri, né a concentrare maggiori risorse nel contrasto alle droghe pesanti: lo dice un magistrato che da anni combatte i narcos e la ’ndrangheta.
E non è vero che la lotta allo spaccio è fallimentare: negli ultimi dieci anni il traffico è diminuito sensibilmente. E se anche la lotta ai crimini non fosse efficace, sarebbe questo un buon motivo per abrogare il codice penale? Del resto dalle comunità di recupero, si alza un chiaro, forte, unanime: «NO alla legalizzazione!». Leggete le testimonianze che abbiamo raccolto. Ma, soprattutto, uno stato civile non può legalizzare ciò che fa male, non può legalizzare ciò che dà dipendenza: dipendenza vuol dire ricattabilità; dipendenza è il contrario di libertà. La verità è che i cultori della morte vogliono una gioventù istupidita; vogliono una società di persone deboli, in crisi, facilmente addomesticabili e governabili.
Noi – finché avremo voce – ci opporremo a tutto questo, e speriamo che il buon senso prevarrà.
Un numero di Notizie ProVita, questo, da leggere e da diffondere anche tra i più giovani!
Toni Brandi