“La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza” è uno degli slogan del Socing più noti. Il partito unico di orwelliana memoria aveva realizzato la sua spietata dittatura – asfissiante, pervasiva, disumanizzante – principalmente grazie a due strumenti.
C’era, anzitutto, il mezzo di formazione, informazione e propaganda per eccellenza, la TV: sempre accesa, trasmittente e ricevente, in grado di seguire ciascun suddito ventiquattro ore su ventiquattro, talmente invasiva da riuscire, in pratica, a leggere nel pensiero.
Le famiglie che oggi passano il tempo libero davanti alla TV, ciascuno nella propria stanza, o quelle che in ogni momento possibile si lasciano assorbire dal computer o dal telefonino (multimediale, interattivo, cioè trasmettente e ricevente, come la TV di 1984!), arrivando spesso a perdere il contatto con la realtà e con le persone vere che hanno accanto, dovrebbero fermarsi a riflettere…
Niente, però, avrebbe potuto il Socing attraverso i media se, contemporaneamente e progressivamente, non avesse realizzato anche lo smantellamento e la ricostruzione del linguaggio: la neolingua, appunto, cui abbiamo dedicato il Primo Piano di questo numero.
Abbiamo voluto riflettere e ragionare su come è cambiato il senso delle parole negli ultimi decenni.
Non è infatti un caso che la maggior parte della filosofia del secondo dopoguerra sia centrata sul linguaggio, come neopositivismo anglo-americano o come ermeneutica (filosofi dell’interpretazione) europea.
Prima, si pensi all’Idealismo, tutto era nel pensiero. Adesso tutto è nel linguaggio: non si può andare oltre il linguaggio. Heidegger diceva: “Il linguaggio è la casa dell’essere”… insomma, attraverso il linguaggio l’uomo esprime i suoi ragionamenti e – viceversa – con il linguaggio è possibile plasmare il modo di ragionare degli uomini.
Il linguaggio è un’arma potente nelle mani di chi vuole imporre la dittatura del pensiero unico. Forse la più potente in assoluto. Purtroppo quanto immaginato da Orwell nel 1948 si è andato realizzando puntualmente in questi ultimi decenni. Certe parole sono state “cancellate” dal vocabolario, ad altre è stato cambiato il significato, altre ancora sono state create di sana pianta. E che questa non sia un’affermazione campata per aria lo dimostrano i diversi contributi dati dai nostri Autori, che potrete leggere nelle prossime pagine.
Vi sono diversi esempi, in ambiti diversi, ma soprattutto – ed è quello che più ci preme – nel campo della bioetica. In particolare, poi, proprio in merito alla bioetica “laica” e cattolica, vi invito a riflettere su quanto pubblicato a p. 23: il ragionamento è davvero contiguo a quello sulla neolingua.
Ci sono poi, nella sezione “Attualità” e nella sezione “Famiglia”, per prendere una boccata d’aria fresca, le testimonianze di vita di un’appassionata volontaria pro-life e di “Una mamma qualunque”: perché la speranza non va spenta, nonostante tutti i disastri che gli esseri umani riescono a concepire e a realizzare.
La Vita vince la morte, anche se c’è chi fa di tutto per confonderci e corromperci.
Toni Brandi