Umiltà e rigore, tradizione e rinnovamento. Un teologo capace di sorprendere e un pastore timido chiamato a misurarsi con le folle, ma anche un fedele e coraggioso difensore dei Principi non negoziabili tanto cari a noi di Pro Vita & Famiglia: la promozione del bene comune, l'impegno per la pace, la difesa della vita in tutte le sue fasi, la tutela della famiglia e il pieno riconoscimento della libertà di educazione.
Sono stati questi i tratti caratteristi di Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, 265esimo Papa della Chiesa Cattolica e Papa emerito dopo la sua rinuncia al ministero petrino, tornato alla Casa del Padre questa mattina, alle ore 09:34, all’età di 95 anni.
Figlio di un gendarme e di una cuoca, Joseph Ratzinger nasce il 16 aprile 1927 a Marktl, nella bassa Baviera, in Germania. Durante la Seconda Guerra Mondiale viene arruolato nei servizi ausiliari antiaerei e nel 1951 diventa sacerdote, avendo già una particolare predisposizione per gli studi teologici. Dopo pochi anni ottiene la cattedra universitaria in Teologia Fondamentale e diventerà uno dei protagonisti del Concilio Vaticano II come esperto.
Nel 1969, invece, ottiene la cattedra nella prestigiosa università di Ratisbona e nel 1977 viene chiamato da Paolo VI a ricoprire il ruolo di arcivescovo di Monaco e nello stesso anno viene creato Cardinale. L’altra tappa importante della sua vita arriva nel 1981, quando Giovanni Paolo II lo porta a Roma, con l’incarico di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Già nella celebrazione eucaristica alla vigilia della sua elezione a Pontefice, nel 2005, il cardinale Ratzinger denuncia e condanna la dittatura del relativismo. Il 19 aprile, alla quarta votazione, viene eletto Pontefice e sceglie il nome in onore di San Benedetto, patrono d'Europa, e di Papa Benedetto XV che cerco di opporsi all’ “inutile strage” della Prima Guerra Mondiale.
Da molti il suo Pontificato è stato descritto, soprattutto in queste ore, come “pedagogico” e dedicato ai fondamenti della fede e al magistero, ma anche aperto al dialogo con il mondo contemporaneo. Tra i suoi punti cardine, oltre appunto ai Principi non negoziabili, ricordiamo la lotta alla pedofilia e la riforma della legislazione finanziaria della Santa Sede. Non mancarono, però, le interpretazioni distorte da parte dei media, come accadde più volte con la sua lotta al relativismo o come il discorso di Ratisbona sull’Islam.
A segnare, in negativo, il suo Pontificato e a far vivere allo stesso Pontefice momenti di profondo dolore personale fu lo scandalo di Vatileaks, con la pubblicazione di documenti riservati, trafugati dal suo maggiordomo Paolo Gabriele. Si arriva poi alla data storica dell’11 febbraio 2013, quando durante un Concistoro annuncia in latino, ai cardinali presenti, la sua rinuncia al ministero petrino. Un gesto inaspettato e fuori dall’ordinario, segno di grande umiltà e coraggio, mai compiuto da nessun Papa in epoca moderna. Dopo un breve periodo trascorso a Castel Gandolfo, il Papa emerito si ritira nel monastero Mater Ecclesiae in Vaticano e lì trascorrerà fino ad oggi una vita di preghiera, con le periodiche visite di Papa Francesco, con il quale è sempre rimasto legato da profondo affetto, stima e sintonia.
Oggi, diciamo A Dio ad un gigante della Fede e del cristianesimo, ma anche ad un uomo di elevatissima caratura morale, culturale e spirituale, che ha sicuramente saputo coniugare Ragione e Fede, difendendo quei Principi non negoziabili che sono alla base della nostra azione quotidiana e che, non a caso, sono stati la ragione della nascita della nostra stessa Associazione proprio sotto il suo Pontificato, nel 2012.